giovedì 26 febbraio 2015

Ricetta Presidio #2- crespelle al farro con funghi e stracchino all'antica presidio Slow Food

Crespelle al farro con funghi e stracchino all'antica presidio Slow Food
Ingredienti per 2 persone:

per le crespelle:
50g di farina 00;
50g di farina di farro;
200g di acqua;
1 pizzico di sale;


per il ripieno:
450g di champignon puliti e affettati;
100g di stracchino all'antica presidio Slow Food;
1 spicchio d'aglio;
prezzemolo tritato;
parmigiano grattugiato;
burro;
olio evo;
sale e pepe.

procedimento:
Per le crespelle, mescolare tutti gli ingredienti con una frusta per evitare che si formino grumi e mettere la pastella ottenuta a riposare in frigorifero per una mezz'oretta.
Nel frattempo, riscaldare una padella antiaderente con un filo d'olio extravergine d'oliva e lo spicchio d'aglio. Quando inizia a soffriggere, unire i funghi e cuocerli fino a quando si sarà riasciugata l'acqua che rilasceranno in cottura. Spegnere la fiamma, insaporire con il prezzemolo tritato, sale e pepe e tenere da parte. 
Riscaldare una padella antiaderente unta con un goccio di olio extravergine d'oliva (tamponatelo un po' con carta cucina) e cuocere le crespelle facendo colare 2 cucchiai di pastella ciascuna, allargando la pastella con il dorso di un cucchiaio e lasciando cuocere fino a quando i bordi della crespella si alzeranno leggermente. A questo punto, la crespella è pronta per essere girata (la potete sollevare con le dita e girare delicatamente). Proseguire la cottura per altri 2 minuti e togliere la crespella dalla padella. Proseguire fino a esaurimento della pastella ungendo sempre la padella tra una crespella e l'altra. 
Farcire le crespelle con una cucchiaiata di funghi trifolati e qualche tocchetti di stracchino all'antica presidio Slow Food. Richiuderle a fagottino e inserirle, una attaccata all'altra nella cocotte. Distribuire sopra gli ultimi tocchetti di stracchino, una manciata di parmigiano grattugiato e qualche fiocchetto di burro.
Cuocere nel forno preriscaldato a 200° per 15 minuti circa, fino a doratura.

e Buon appetito!

per sapere tutto sullo stracchino all'antica presidio Slow
Food leggete la nostra rubrica dedicata ai presidi #aTavolaConNoi: http://slowfoodretegiovanevo.blogspot.it/2015/02/presidio-2-stracchino-allaantica-delle.html?spref=fb

vi ricordiamo che lo stracchino lo potete trovare:

PRODUTTORI:
Rosa Carminati e Osvaldo Locatelli
Corna Imagna (Bg)
Via Marche, 18
Tel. 035 856364
348 5646570
orietta.locatelli@alice.it

Michele Galizzi
San Giovanni Bianco (Bg)
Località Prademanzi, 1
Tel. 338 9240343

Agnese Giupponi
San Giovanni Bianco (Bg)
Località Capatelli, 5
Tel. 0345 43317-3406941077

Guglielmo Locatelli
Vedeseta (Bg)
Località Reggetto, 8
Tel. 0345 47166
Fax. 0345 47344

Sebastiano Monaci e F.lli
Branzi (Bg)
Località Gardata
Tel. 0345 71190
info@monaciformaggitipici.it

Gianfranco e Matteo Pesenti
Camerata Cornello (Bg)
Via Tassi, 1
Tel. 349 8730008
matteopsnt90@gmail.com

Martino Rota
Brumano (Bg)
Via Ca’ Belardo, 5
Tel. 035 868413

Pasquina Rota
Brumano (Bg)
Località Resegone, 7
Tel. 035 868522

Il Tesoro della Bruna
Corna Imagna (Bg)
Via Finiletti, 17
Tel. 340 2277564

Fanno parte di questa cooperativa i produttori e allevatori: Melchiorre Salvi, Celina Carminati, Cedric Locatelli, Maria Luisa Carminati, Carla Masnada

Ivan Trionfini
Dossena (Bg)
Località Lavaggio
Tel. 339 7297693
mary.cavagna@live.it
Latteria sociale cooperativa Valtorta
Valtorta (Bg)
Via Roma, 10
Tel. 0345 87770
latteriavaltorta@gmail.com

Prati Parini
di Marco e Lorenzo Fustinoni
Sedrina Cacosio (Bg)
Via Cassettone, 1
Tel. 0345 60245-368 578546
www.agriturismopratiparini.com

lunedì 23 febbraio 2015

Ecco come i supermercati ci fanno spendere di più - Vivere con gli OGM: una lettera dall’America - Il cinese che non ti aspetti -

Ecco come i supermercati ci fanno spendere di più

Saprete tutti che le strutture dei supermercati sono studiate nei minimi dettagli. Oggi vogliamo darvi notizia sugli ultimi ritrovati di quella scienza economica nota come marketing applicato alla disposizione delle merci nei supermercati.

Il posizionamento strategico è una modalità di vendita ormai collaudata, che però non ha ricadute solo sul consumatore finale, ma anche su chi produce. Infatti, per conquistarsi un posto in prima fila bisogna accettare condizioni che non tutti possono permettersi. E quindi anche qui vale la regola del “c’è chi può”, mentre i produttori e gli artigiani più deboli si devono accontentare di posizioni meno vantaggiose. A discapito quindi di chi è più debole e forse anche del consumatore finale che ha più difficoltà a individuare produzioni che non si avvalgono di economie di scala e logiche industriali.

Già negli anni Settanta, i primi studi dimostravano che mensole più ampie e il giusto posizionamento dei prodotti sono fattori chiave per determinare il giusto incremento delle vendite. 
Una ricerca più recente ha analizzato la strategia promozionale per la vendita di bevande gassate: pare basti posizionarle a fine corsia per aumentarne le vendite del 51,7%. Una mossa che ottiene lo stesso risultato è l'abbassamento del prezzo del 22%.

queste manipolazioni, oltre a guidare il consumatore verso percorsi ben studiati, non sono forse anche uno strumento di concorrenza sleale nei confronti dei produttori che non possono permettersi di pagare lo spazio migliore?

Le conseguenze? Grazie anche al posizionamento negli scaffali, tra il 1980 e il 2000 l’industria alimentare è diventata quella che ben conosciamo oggi e cioè uno dei fattori che ha contribuito al raddoppio del tasso di obesità. 

Potrà sembrarvi incredibile, ma il trucchetto di posizionare junk food, bibite gasate e cibarie varie alla fine delle corsie in scaffali espositivi con le offerte imprendibili del giorno funziona eccome: si stima che il 30% delle vendite nei super mercati statunitensi sono da attribuirsi a questi espositori vetrina che campeggiano alla fine delle varie corsie. Sarà capitato anche a voi di aggiungere quella cassa di bibite in offerta che prima di metter piede nel supermarket non avevate assolutamente considerato di comprare.

Insomma, ci può cascare anche il compratore più attento. E sapete perché? Alla fine della spesa si registra un certo “affaticamento decisionale”: dopo aver passato in rassegna lunghe file di scaffali, selezionando cosa comprare e cosa no, le nostre capacità cognitive diminuiscono e le scelte finali vengono fatte di pancia, senza considerare le conseguenze a lungo termine.

Il problema è che se si esagera riempendo il carrello con cibo raffinato, ad alto contenuto di zucchero e grassi, i rischi di andare incontro a guai e problemi di salute crescono. E non tutti sono in grado di difendersi da questi attacchi. Bisognerebbe che qualcuno ci mettesse lo zampino con regole diverse: se è noto che questa disposizione è collegata all'aumento di obesità e diabete, perché non intervenire? Negli Stati Uniti l’obesità è un’epidemia che coinvolge due terzi degli adulti e un terzo dei bambini. Spaventoso.

Soluzioni? Un buon inizio sarebbe quello di allontanare bibite gasate e mega zuccherate, patatine, dolciumi non meglio identificati dalle casse. Per poi magari decidere di mettere in bella mostra i cibi più salutari, e sistemare quelli con basso valore nutritivo e ricchi di componenti poco salubri in posizioni meno favorevoli. In questo modo non se ne impedirebbe il consumo, ma almeno non sarebbe dettato da un acquisto impulsivo.

fonti:

"Big Fat Crisis: The Hidden Influences Behind the Obesity Epidemic — and How We Can End It"(Le influenze nascoste dietro l’epidemia dell’obesità) Deborah Cohen.

Vivere con gli OGM: Una lettera dall’America

Lettera aperta ai cittadini, ai politici, agli organi di regolamentazione dell’Unione europea sul pericolo rappresentato dalle coltivazioni geneticamente modificate




Vi scriviamo in qualità di cittadini americani per condividere con voi la nostra esperienza con le coltivazioni geneticamente modificate, il conseguente danno apportato al nostro sistema agricolo e la completa adulterazione della nostra filiera alimentare.
Nel nostro paese, le coltivazioni GM rappresentano circa la metà dei terreni agricoli. Circa il 94% della soia, il 93% del mais e il 96% del cotone è il risultato di una coltivazione geneticamente modificata. Il Regno Unito e il resto dell’Unione europea devono ancora adottare le coltivazioni GM come noi, ma proprio per questo sono sotto tremenda pressione da parte di governi, lobbisti della biotecnologia e grandi aziende per far sì che questa decisione venga presa al più presto, adottando un sistema che noi oggi riteniamo difettoso.

I sondaggi hanno dimostrato in maniera consistente che il 72% degli americani non vuole mangiare prodotti geneticamente modificati e oltre il 90% crede che tali prodotti dovrebbero essere etichettati esplicitamente. Nonostante queste massicce esigenze da parte della popolazione, gli sforzi per convincere i governi federali e non a regolare meglio, o semplicemente a etichettare, i prodotti GM sono stati scalzati dalle grandi aziende alimentari e biotecnologiche con budget illimitati e indiscutibile influenza.

Affinché possiate prendere la vostra decisione, vorremmo condividere con voi ciò che circa due decadi di coltivazioni GM negli Stati Uniti ci hanno portato. Riteniamo che la nostra esperienza serva da monito per farvi comprendere cosa succederà al vostro paese se ci seguirete su questa strada.

Promesse non mantenute

Le coltivazioni geneticamente modificate sono state messe sul mercato con la promessa che avrebbero consistentemente aumentato i raccolti e diminuito l’uso di pesticidi. Non hanno fatto nulla di tutto questo. Secondo i recenti rapporti del governo americano le coltivazioni geneticamente modificate hanno avuto una produzione minore rispetto alle loro equivalenti non GM.


Era stato detto agli agricoltori che avrebbero avuto un maggior profitto con questo tipo di coltivazioni. La realtà, secondo il Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti, è totalmente diversa. La redditività è molto variabile, mentre il costo delle sementi di questo tipo aumenta vertiginosamente. I semi geneticamente modificati non possono essere conservati per essere ripiantati e questo significa che gli agricoltori devono acquistare nuovi semi ogni anno. Le aziende biotech controllano il prezzo dei semi che, per gli agricoltori, può essere dalle 3 alle 6 volte maggiore rispetto a quello dei semi convenzionali. Questo, combinato con l’enorme necessità di cure chimiche che questi semi hanno, significa che le coltivazioni geneticamente modificate sono progressivamente più costose rispetto alle normali piantagioni. A causa di questa sproporzionata enfasi sulle coltivazioni GM, però, le varietà di semi convenzionali non sono più disponibili, lasciando gli agricoltori con meno scelte e meno controllo su ciò che piantano.

Gli agricoltori che hanno scelto di non coltivare prodotti GM avranno in ogni caso i loro campi contaminati da questi a causa dell’impollinazione incrociata tra specie affini di piante e della confusione fra semi GM e non nella fase di stoccaggio.

Proprio per questo, i nostri contadini stanno perdendo i mercati esteri. Molti paesi hanno limitazioni o vietano l’importazione e la coltivazione di prodotti geneticamente modificati: tutto questo ha causato l’aumento delle controversie commerciali quando le spedizioni di grano sono contaminate da organismi geneticamente modificati.

Anche il fiorente mercato dei prodotti biologici ne ha risentito negli Stati Uniti. Molti contadini biologici hanno perso contratti per i semi biologici a causa dell’alto livello di contaminazione. Il problema sta crescendo e continuerà a crescere nei prossimi anni.

Danno ambientale

Studi hanno dimostrato che il crescente uso di erbicidi sulle coltivazioni ha un effetto altamente distruttivo sull'ambiente naturale circostante. 
Per esempio, il Roundup® uccide l’asclepiade, la principale fonte di nutrimento per la celebre farfalla Monarca, e rappresenta una minaccia per altri insetti fondamentali, come le api. È inoltre dannoso per il terreno, poiché uccide organismi benefici che lo mantengono sano e produttivo, rendendo inesistenti essenziali micronutrienti per le piante. Senza un terreno sano, non possiamo coltivare piante sane.

Altre varietà di piante geneticamente modificate, che sono state progettate per produrre il loro stesso insetticida (per esempio le piante di cotone Bt), danneggiano insetti benefici come i Crisopidi, la pulce d’acqua Daphnia magna e altri insetti acquatici, oltre alle coccinelle.

La resistenza agli insetticidi sta crescendo anche in queste piante, creando nuove varietà di insetti più forti e richiedendo quindi un maggior uso di pesticidi in diversi momenti del ciclo vitale delle piantagioni, per esempio sul seme prima ancora che sia piantato. Nonostante tutto questo, le nuove varietà di grano e soia Bt sono state approvate degli Stati Uniti e saranno presto piantate.

Una minaccia per la salute degli uomini

Ingredienti geneticamente modificati sono ovunque nella nostra filiera alimentare. Si stima che il 70% dei cibi lavorati consumati negli Stati Uniti siano stati prodotti utilizzando ingredienti GM. Se includiamo gli alimenti ottenuti con derivati di animali nutriti con prodotti GM, la percentuale si alza vertiginosamente. 
Ricerche scientifiche dimostrano che le coltivazioni Roundup® contengono molto più glifosato, e la sua tossica decomposizione in AMPA, rispetto alle normali coltivazioni. Tracce di glifosato sono state trovate nel latte e nell’urina delle madri americane o nell’acqua potabile. Il livello di glifosato nel latte materno è alto a livelli preoccupanti – circa 1600 volte più alto di quanto sia permesso nell’acqua potabile in Europa. Passato ai bambini attraverso il latte materno, o attraverso l’acqua utilizzata per fare il latte in polvere, può essere una pericolosa minaccia per la loro salute, essendo un perturbatore ormonale. 
Recenti studi hanno anche dimostrato che questo erbicida sia tossico per lo sperma. 
Allo stesso modo, tracce della tossina Bt sono state trovate nel sangue delle madri e dei loro bambini. Gli alimenti geneticamente modificati non sono mai stati sottoposti a sperimentazioni umane prima di essere inseriti nella filiera alimentare e gli impatti sulla salute di questi prodotti, che circolano e si accumulano nel nostro corpo, non sono mai stati oggetto di studio delle agenzie governative o delle aziende che li producono. 
Ricerche sugli alimenti Gm per animali o sul glifosato hanno in ogni caso mostrato risultati preoccupanti, inclusi danni agli organi vitali come fegato e reni, danni ai tessuti e alla flora intestinale, disfunzioni del sistema immunitario, anomalie riproduttive e tumori. 
Questi studi scientifici si concentrano sui potenziali e seri problemi sulla salute umana che non sono stati anticipati quando il nostro paese ha abbracciato le colture geneticamente modificate e ancora oggi continuano ad essere ignorate da coloro che dovrebbero proteggerci. Al contrario, i nostri organi di regolamentazione si basano su studi obsoleti o informazioni che si basano o sono forniti dalle compagnie biotech che, in modo sicuramente non sorprendente, negano qualsiasi effetto negativo sulla salute. 


Il cinese che non ti aspetti
cinese
Questa settimana non vi pubblicizziamo un evento della #Sloweekend, ma un luogo dove potrete concedervi una cena con amici, parenti o fidanzati: il Kanton.
il Kanton non è esattamente il ristorante cinese che ci si aspetta di incontrare in Italia. Al di là dell’ambiente elegante, curato e senza alcun rimando al classico stereotipo cinese, sono l’accoglienza e la cucina a farsi ricordare in questo ristorante a pochi minuti dall’uscita autostradale di Capriate San Gervasio (provincia di Bergamo). 
Il Kanton, inaugurato nel 1998 dalla famiglia Zhu, è gestito da Weikun e dalla moglie Meiling. Dopo aver frequentato l’istituto alberghiero di San Pellegrino e importanti stage in ristoranti italiani e non (Aimo e Nadia a Milano, solo per citarne uno), Weikun decide, a metà dello scorso anno, di ristrutturare il luogo in cui i genitori avevano lavorato per anni pensando disonorevole non ripartire da questo posto, sebbene il suo modo di intendere la ristorazione sia lontano da quello dei genitori. Per lui, infatti, le basi del proprio lavoro sono semplici: rigore nella scelta delle materie prime e attenzione per il cliente.

Gli ingredienti sono in gran parte acquistati sul territorio, come nel caso di carne, pesce di mare e verdure, o provenienti direttamente dalla Cina come per le patate Taro, la salsa di soia artigianale o di alcuni pesci di acqua dolce.

L’attenzione per il cliente è massima, Weikun e Meiling seguono passo passo consigliando e raccontando ogni piatto e ogni abbinamento con tè o vino.

Si tratta di una cucina di grande personalità e fortemente identitaria, fatta di tecniche che Weikun approfondisce una volta all’anno andando in Cina per almeno un mese.

Il Kanton è uno di quei rari posti dove giunti alla fine del pasto l’unica cosa che si vorrebbe fare è prenotare di nuovo per farsi accompagnare per qualche ora ancora alla scoperta di una terra e di una cucina così affascinanti e, a noi, sconosciute.

Kanton
Via Gramsci, 17
Capriate San Gervasio (Bg)
02 90962671
Pranzo e cena
Chiuso il lunedì
€: intorno ai 30 euro (bevande escluse)

giovedì 19 febbraio 2015

Presidio #2 Stracchino all'antica delle valli orobiche




DOVE: Lo stracchino all'antica viene prodotto nella Valli Brembana, Taleggio, Serina e Imagna con latte vaccino crudo intero appena munto.
Il nome stracchino pare derivare dalla voce dialettale stracch, stanco, ed è riferito a quel cacio che si produceva un tempo nei momenti di sosta lungo i percorsi di transumanza dalla pianura agli alpeggi e viceversa, con il poco latte di animali "stracchi" per il viaggio. Doveva essere un prodotto veloce da preparare, senza dover scaldare il latte e senza tempi lunghi di coagulazione e di spurgo.Uno di questi stracchini, quello prodotto in Val Taleggio, godeva di un prestigio particolare e così, a partire dai primi anni del '900, si cominciò a chiamare Taleggio tutti i formaggi di quella tipologia.Oggi anche il Taleggio è di fatto un formaggio industriale, protetto da una Dop e per identificare una produzione artigianale, di montagna, di formaggi simili, che fortunatamente ancora esiste, si deve tornare ad utilizzare l'antico termine stracchino.La valle Brembana e quelle confluenti di Serina, Taleggio e Imagna conservano ancora una tradizione artigianale di tutti rispetto ma poco nota, eppure qui gli allevatori sono un vero e proprio presidio del territorio: conservano pascoli ricchi di straordinarie essenze foraggere per chi vive in questi piccoli paesi, è importante poter contare su un'occupazione lavorativa alternativa alla fabbrica o all'ufficio nei centri di fondovalle.

COME: Lo stracchino viene prodotto con latte vaccino crudo intero appena munto, per questo sono detti anche "a munta calda". Il latte viene inoculato di caglio di vitello e in alcuni casi di latte innesto autoprodotto, dopo la coagulazione, che dura dai 20 ai 40 minuti, si rompe la cagliata in due fasi successive, sino ad ottenere un coagulo abbastanza soffice e grosso per mantenere tenero il formaggio. Dopo aver versato la pasta nelle fascere inizia la stufatura per un giorno e mezzo a circa 20 gradi con un 90% di umidità, sino a che le forme si ricoprono di una leggera muffa bianca. Grande cura è riservata nel non lasciarli raffreddare, evitando così il fenomeno degli stracchini che "scappano" cioè che perdono la forma quadrangolare, sformandosi. A questo punto si salano le forme e si collocano in stagionatura per almeno una ventina di giorni.

CARATTERISTICHE: Lo stracchino è un formaggio che ha un gusto che vira dal suadente cremoso del sottocrosta al pungente del cuore, più compatto e friabile. Mentre al naso freschi sentori balsamici richiamano il verde dei pascoli o le fragranze del fieno.

STAGIONALITA': Lo stracchino all'antica si produce tutto l'anno.

PRODUTTORI:
Rosa Carminati e Osvaldo Locatelli
Corna Imagna (Bg)
Via Marche, 18
Tel. 035 856364
348 5646570
orietta.locatelli@alice.it

Michele Galizzi
San Giovanni Bianco (Bg)
Località Prademanzi, 1
Tel. 338 9240343

Agnese Giupponi
San Giovanni Bianco (Bg)
Località Capatelli, 5
Tel. 0345 43317-3406941077

Guglielmo Locatelli
Vedeseta (Bg)
Località Reggetto, 8
Tel. 0345 47166
Fax. 0345 47344

Sebastiano Monaci e F.lli
Branzi (Bg)
Località Gardata
Tel. 0345 71190
info@monaciformaggitipici.it

Gianfranco e Matteo Pesenti
Camerata Cornello (Bg)
Via Tassi, 1
Tel. 349 8730008
matteopsnt90@gmail.com

Martino Rota
Brumano (Bg)
Via Ca’ Belardo, 5
Tel. 035 868413

Pasquina Rota
Brumano (Bg)
Località Resegone, 7
Tel. 035 868522

Il Tesoro della Bruna
Corna Imagna (Bg)
Via Finiletti, 17
Tel. 340 2277564

Fanno parte di questa cooperativa i produttori e allevatori: Melchiorre Salvi, Celina Carminati, Cedric Locatelli, Maria Luisa Carminati, Carla Masnada

Ivan Trionfini
Dossena (Bg)
Località Lavaggio
Tel. 339 7297693
mary.cavagna@live.it
Latteria sociale cooperativa Valtorta
Valtorta (Bg)
Via Roma, 10
Tel. 0345 87770
latteriavaltorta@gmail.com

Prati Parini
di Marco e Lorenzo Fustinoni
Sedrina Cacosio (Bg)
Via Cassettone, 1
Tel. 0345 60245-368 578546
www.agriturismopratiparini.com


lunedì 16 febbraio 2015

quali uova ci sono dentro i tuoi biscotti? - Slow Food ha una nuova casa! Venite a trovarci - Master of Food

Quali uova ci sono dentro i tuoi biscotti?
Tutti ormai abbiamo preso confidenza con i codici riportati sulle uova da guscio. Grazie a una normativa europea, dal 2004 su ogni uovo vengono indicate modalità di produzione (3 in gabbia, 2 a terra, 1 all’aperto, 0 biologiche), il paese di origine (IT per l’Italia) e persino comune e codice dello stabilimento.
Niente o poco ci è dato sapere sull’origine delle materie prime di tutti gli altri prodotti che hanno come componente principale le uova, per i quali nessuna indicazione è obbligatoria.
L’Italia è uno dei principali produttori di uova in Europa. In negozi e supermercati è quasi impossibile trovare uova fresche che provengano dall’estero, che forse i consumatori sarebbero riluttanti a comprare. Eppure secondo i dati Eurostat ogni anno importiamo oltre 89 milioni di tonnellate di uova e ovoprodotti.

La vicenda delle importazioni di uova in Italia si lega a doppio filo con un’altra normativa Ue che ha fatto molto discutere negli ultimi anni il settore uova: quella sul benessere animale. Prima grande legge comunitaria sul benessere animale, per effetto di tale normativa entro il 2012 tutti i produttori di uova Ue hanno dovuto abbandonare le gabbie «convenzionali» usate negli allevamenti intensivi, accusate di far vivere ogni capo in uno spazio grande quanto un foglio A4. Se in una stesura iniziale la normativa bandiva del tutto l’allevamento in gabbie, ha poi finito per ammettere le cosiddette «gabbie arricchite»: 75 cm quadrati a capo invece che 55, con l’aggiunta di alcuni «accessori», come un’area di plastica per il “nido” dove deporre le uova, un bastone di ferro, un gratta-unghie. 

La normativa sul benessere sembra però mettere tutti d’accordo solo su un aspetto, quello di non aver portato sensibili miglioramenti proprio sul fronte benessere. Restano sempre allevamenti in batteria.

La normativa ha avuto inoltre alcuni effetti collaterali. Nel 2012 in Italia tantissimi produttori hanno chiuso i capannoni per far spazio ai lavori di adeguamento, creando vuoti di produzione. Vuoti che sono stati colmati con maggiori flussi di import, soprattutto dagli attraenti mercati emergenti dell’Est Europa. Una volta tornati a regime, i produttori si sono trovati a far fronte da una parte a maggiori costi, per ripagare le spese sostenute nell’adeguamento, e dall’altra ai prezzi concorrenziali dell’Est. La pressione di prezzi più bassi significa maggiore import di uova, minore competitività, ma anche il rischio che i produttori siano spinti a tagliare il più possibile i costi. Un circolo vizioso che può facilmente avere ricadute negative magari sulla qualità dei prodotti o persino paradossalmente proprio sul benessere animale, ad esempio con la tentazione di aumentare dove possibile la densità di animali nelle gabbie arricchite. 
Infine la scelta dei produttori italiani di adeguarsi alla normativa puntando tutto o quasi sulle gabbie arricchite, espone il nostro Paese al rischio di trovarsi impreparato di fronte ad una eventuale nuova normativa ancora più stringente. 

Alcuni produttori italiani sostengono che tantissime vecchie gabbie dismesse siano state comprate e rimontate da produttori dell’Est Europa.

Un esempio ancor più paradossale, tornando nell’Est Europa, è l’Ucraina. Risale a settembre del 2014 la decisione comunitaria di permettere le importazioni nei Paesi comunitari al colosso Ucraino Imperovo, un gigante da 23 milioni di galline distribuite in 19 allevamenti, senza l’obbligo di adeguarsi alla normativa sulle gabbie arricchite. Il gigante euroasiatico segue le sorti di Ovostar Union, altra azienda ucraina ammessa all’export verso l’Ue dal 2014. Si tratta dei primi passi di un accordo di libero scambio con il Paese ex sovietico, che entrerà a regime dal primo gennaio del 2016.


Slow Food ha una nuova casa! Venite a trovarci
locandinaRoma
Il 14 febbraio Slow Food Italia ha aperto la prima sede ufficiale dell’associazione nella capitale.

Un luogo in cui incontrarsi, confrontarsi e condividere momenti all’insegna del cibo buono, pulito e giusto.

Alle 11 è avvenuto il taglio del nastro con il nostro presidente Gaetano Pascale che ha accolto anche le visite istituzionali: alle 16 il sindaco di Roma Ignazio Marino e alle 18 il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

Dalle 16 è stata allestita da Slow Food una buona merenda per tutti con laboratori didattici dedicati ai più piccoli, per scoprire e assaggiare i prodotti del nostro territorio.
Master of Food
Questa settimana invece di segnalarvi un evento vi segnaliamo un importante master of food in Lombardia!
Master Of Food Birra Secondo Modulo Belgio, 23 febbraio 2-9 marzo 2015
Presso Birreria Dupub in Via Brescia,104 a Crema (in provincia di Cremona)

QUI maggiori dettagli sul corso

giovedì 12 febbraio 2015

Le Giovani Ricette #27 Vegetarian Burger

Per questa Giovane Ricetta ci colleghiamo al panino dello street food di cui abbiamo parlato lunedì nelle Giovani News!
Che ne dite quindi di prepararvi il vostro personalissimo hamburger con ingredienti di stagione?
E si...perchè il panino che presenteremo è completamente privo di carne, ma che potrete decorare a vostro piacimento nei vari strati tra le due fette di pane.

L'ingrediente di stagione per creare il nostro hamburger vegetariano è: LO SPINACIO


VEGETARIAN BURGER


Ingredienti per l'hamburger:
spinaci
ricotta
uova
pane grattuggiato
olio
sale

Per il panino( tutto a vostro piacimento):
pane
porro/cipolla
insalata
formaggio
salse (maionese, senape...)

Procedimento:
Pulite gli spinaci e fateli cuore in padella, poi metteteli in una terrina e fateli raffreddare. 

Quando saranno freddi untevi la ricotta e con una forchetta amalgamate il tutto. 

Unite poi l'uovo, un pizzico di sale e il pane grattuggiato fino a che il composto non sarà abbastanza solido da poter maneggiare con le mani.

Create quindi delle palle che poi schiaccerete come un hamburger di carne, passetele nel pangrattato da entrambi i lati.

Passate in padella con un filo di olio gli hamburger vegetariani.


Ora si può passare al comporre il panino, dividete a metà il pane e fatelo scottare nella parte interna in un padella sul fuoco per renderlo più croccante.
spalmate la salsa sul fondo del panino, io ho scelto la mostarda, adagiatevi l'hamburger vegetariano e continuate con gli altri ingredienti; io ho scelto una fettina di formaggio, porri leggermente passati in padella con una noce di burro, e una foglia di insalata.
chiudete con la parte superiore e...
buon appetito! :)






lunedì 9 febbraio 2015

Petrini: «L’Expo accolga a braccia aperte i contadini e i più poveri. La Carta di Milano non sia un mero documento, ma un vero inizio» - Slow Street Food: il panino - 1000 e una polenta

Petrini: «L’Expo accolga a braccia aperte i contadini e i più poveri. La Carta di Milano non sia un mero documento, ma un vero inizio»
carloExpo
Torniamo oggi a parlare della Carta di Milano, la convenzione che obbligherebbe i Paesi firmatari a ridurre del 50% gli sprechi di cibo entro il 2020 pubblicato nelle giovani News del 15 dicembre 2014 
Carlo Petrini è intervenuto durante l'incontro avvenuto a Milano in cui si è presentato il progetto ExpoIdee.
Petrini dice: «Il nervo scoperto che oggi sta mettendo in ginocchio milioni di contadini ha un nome conosciuto: si chiama libero mercato, che applicato al cibo sta generando uno sconquasso di proporzioni bibliche. E questo sia a casa nostra sia nel resto del mondo», «Con quale spirito andiamo verso Expo? Non possiamo concentrarci solamente sui milioni di turisti che arriveranno a Milano, ma dobbiamo occuparci di quei contadini e allevatori che vivono in sofferenza, del land grabbing che in Africa distrugge le vite di migliaia di contadini scacciandoli dalla loro terra, complici i governi canaglia. È sacrosanta la battaglia del made in Italy, ma dobbiamo aprire gli occhi al mondo, perché ci sono eccellenze in ogni angolo del pianeta. Questa è la visione che l’Expo deve fare propria». E continua con un auspicio: «Vorrei un’Expo più sobria, meno attenta ai grandi padiglioni, alla grande kermesse, ma che abbia anche il coraggio di dire le cose come stanno, che si apra ai contadini. Che accolga a braccia aperte anche gli umili, i poveri, perché loro più di altri hanno il diritto di venire all’Expo. E allora mi auguro che con un colpo di reni le persone che sono a questi tavoli facciano in modo che i prossimi giorni siano di confronto e di dialettica. Facciamola finita con questa separazione tra scienza ufficiale e saperi tradizionali: solo con il dialogo supereremo queste divisioni e costruiremo una prospettiva condivisa che ci farà uscire da questa situazione. Se non si cambia il sistema, ben difficilmente consegneremo alle prossime generazioni una speranza di vita degna. Quindi, che la Carta di Milano non sia un mero documento, ma un vero inizio».
Alla plenaria ha partecipato con un video messaggio anche Papa Francesco: «Oggi viviamo il paradosso dell’abbondanza: c’è cibo per tutti ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto e il consumo eccessivo sono davanti ai nostri occhi». Come sempre, Papa Francesco va dritto al punto, volgendo lo sguardo ai più deboli, e lascia alcuni suggerimenti pratici: «Diciamo no a un’economia basata su esclusione e disuguaglianza. Non è possibile che non faccia notizia un anziano che muore assiderato perché costretto a dormire per strada ma lo sia un abbasso di due punti della borsa. E siate testimoni di carità: lasciatevi guidare dalla dignità della persona umana e dal bene comune». E poi, rivolgendosi direttamente ai cuori, continua: «Siate coraggiosi, non abbiate timore di farvi coinvolgere per difendere la nostra Terra. Come mi ha detto un contadino qualche tempo fa: Dio sempre perdona le offese e gli abusi, gli uomini perdonano a volte, la terra non perdona mai. La terra non è un’eredità, ma un prestito che ci fanno i nostri figli perché noi la custodiamo e la proteggiamo». E conclude: «Chiedo a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità politica, economica e sociale di essere custodi di noi stessi e degli altri, non dobbiamo avere paura di custodire la terra con bontà e con tenerezza».
Chiude la plenaria Graziano Da Silva, direttore generale della Fao, che richiama le parole di Carlo Petrini, per poi puntare l’attenzione sul 2015: «Quest’anno c’è la scadenza degli Obiettivi del Millennio, e questa Carta di Milano non deve solo rappresentare un cambiamento retorico ma reale, dobbiamo tenere in considerazione gli Obiettivi del Millennio per raggiungere risultati concreti e una vera sostenibilità, che ci coinvolge tutti. Abbiamo bisogno di un dialogo aperto per effettuare la transizione dagli obiettivi del Millennio a quelli della sostenibilità»
leggi l'articolo completohttp://www.slowfood.it/21264/

Slow Street Food: il panino

Quando anche le riviste di moda e tendenze cominciano a occuparsi di cibo di strada, quello sano, autentico, non il junk food delle “solite” catene americane, non si può che pensare a un segnale positivo. Una di queste ha recentemente decretato primo in classifica tra le bontà da passeggio il Mac ’d Bra, panino nato proprio a Bra, provincia di Cuneo, i cui ingredienti sono tutti della zona: pane e insalata locali, la celebre salsiccia di vitello da mangiare preferibilmente freschissima e cruda, il formaggio bra Dop d’alpeggio. Ma il Mac ’d Bra, di recentissima ideazione (2009), è solo l’ultima di una sfilza di creazioni che da secoli, da Nord a Sud, soddisfano pancia e gola con una spesa contenuta. Restando in tema di panini e spostandoci a Firenze, è impossibile non assaggiare il panino con il lampredotto. Di che si tratta? Trippa, per la precisione l’abomaso bovino, cotta in brodo con le verdure e condita con olio di oliva extravergine e pepe nero. Dopo essere stata vuotata della mollica, la pagnottella (l’ideale è il tipico semelle) è intinta nel brodo aromatico in cui cuociono le listarelle di trippa, quindi è farcita con le medesime. 
Sono ancora le frattaglie le protagoniste di un’altra storica specialità, stavolta palermitana: parliamo del pani ca’ meusa, il pane con la milza. La muffoletta, un panino rotondo, molle e spugnoso, è farcito con fettine di polmone e milza di vitello precedentemente bollite in acqua salata e poi scaldate in tegame con lo strutto fuso. Ne esistono due versioni: schietta, cioè con la semplice aggiunta di poche gocce di limone, e maritata, cioè arricchita con listarelle di caciocavallo. Appartiene alla stessa tradizione il rarissimo panino col mussu, la testina di vitello lessata, tagliata a striscioline e condita con olio e limone. Anche le frittelle di ceci, le cosiddette panelle, sono una classica farcitura dei panini palermitani, spesso accompagnate dai cazzilli, sorta di sottili crocchette di patate aromatizzate con menta e prezzemolo.
Dove gustare queste specialità? A Firenze sono ancora tanti i chioschi presso cui trovare un panino con il lampredotto fatto a regola d’arte: Mario Albergucci in piazzale di Porta Romana, Mario Tato in piazza Alberti, Leopoldo Torrino in piazzetta del Bandino, il Trippaio di San Frediano in piazza de’ Nerli, il Trippaio di Sant’Ambrogio presso l’omonimo mercato di piazza Ghiberti.
Spostandoci a Palermo, riguardo al pane con la milza si va sul sicuro con Rocky in piazza Caracciolo, il chiosco di Porta Carbone sul curvone della Cala, Al chioschetto da Viviano in corso dei Mille angolo via Ingrassia, la friggitoria Antichi sapori palermitani in via Messina Marine 683. Quest’ultima è un ottimo indirizzo anche per il pane e panelle, così come Chiluzzo in piazza Kalsa 11, Davide in via Villa Sofia angolo via Croce Rossa, il Panellaro di Ballarò in piazza del Carmine angolo via Giovanni Grasso.
1000 e una polenta

l'evento che vi presentiamo questa settimana è organizzato dai noi ragazzi della Rete Giovane!!!!
si chiama "1000 e una polenta". 
Prendendo spunto dalla storia di Sherasad e da mais prodotto EXPO nasce l'evento dedicato alla polenta in cui vi proponiamo:
menu con 6 portate in cui l'ingrediente base è la farina di mais e tante storie sulla polenta a 25 euro per i soci giovani Slow Food, 30 euro per i non soci giovani Slow Food e soci non giovani Slow Food e 35 euro per non soci non giovani.
l'evento si terrà presso la Baita dei Saperi e Sapori brembani alle 20.00 venerdì 13 febbraio.
vi aspettiamo numerosi!!

venerdì 6 febbraio 2015

1000 E UNA POLENTA!

1000 E UNA POLENTA

La fiaba delle mille e una notte è una delle più conosciute sia nel mondo arabo che in quello occidentale.
la storia narra de:
“il re Shahriyàr, deluso ed infuriato per il tradimento della moglie, ordina al vizir, padre di Shahrazàd, di condurgli una vergine ogni notte. Il suo scopo era quello di passare la notte con lei e la mattina seguente ne avrebbe ordinato l’esecuzione.

L’odio verso il genere femminile e la conseguente strage continua per tre anni finché non tocca proprio alla bella Shahrazàd passare la notte col re.
Shahrazàd, per non essere messa a morte dal vendicativo re, per mille e una notte, tiene desta la curiosità del sovrano con i suoi racconti straordinari, ora incatenati l’uno all’altro come anelli di una collana, ora rinchiusi l’uno nell’altro come in un sistema di scatole cinesi. Quando Shahrazàd smette di raccontare, il re Shahriyàr ormai ha dimenticato per amor suo l’antico odio per le donne; il tempo e la fantasia l’hanno riconciliato con la vita. Shahrazàd ha salvato se stessa e ben più di mille e una fanciulla.”

La principessa della favola che vi racconteremo il 13 febbraio non si chiama Shahrazàd,, ma….. POLENTA.
Ebbene sì, proprio quella strana “pagnotta” che come da tradizione solca imponente le nostre tavole ogni domenica.
La polenta, come la bella Shahrazàd, di storie da raccontare ne ha tante, forse più di mille ed una e tutte affascinanti e incatenate tra loro e noi vorremmo raccontarvele in una serata speciale tutta dedicata alla polenta.
la serata prevedrà:
• cena a base di polenta: assaggeremo 6 cibi diversi in cui l’ingrediente base è la farina di mais cucinati per noi dal cuoco della Baita dei saperi e sapori brembani (vedi menu sotto);
• parleremo e racconteremo le mille e una storie sulla polenta;
• tanto divertimento!
menu:
Cotoletta di Stracchino all’antica Presidio SlowFood su crostone di polenta del Mulino di Baresi

Gallette di mais con botticello e filetto di salmerino affumicato a caldo
Lasagnetta di polenta con ragu di funghi porcini e bitto storico Val gerola presidio SlowFood
Cannolo di bresaola ripieno al caprino con sambuco nero e gelatina di birra di mais
Schisol ripieno allo sciur zola di capra con miele millefiori di montagna
Miscela di antiche varietà di mais mantecata con pasta di salame, paruch, formaggio branzi FTB 60 gg. e panna
Crostata di mais con crema pasticcera e fragole accompagnata da una birra artigianale del Birrificio Via Priula
Valcalepio Rosso o bianco “Il Calepino”
Acqua minerale naturale e acqua frizzante
Caffè dalla moka “ArtCaffè”
vi aspettiamo numerosi!! almeno….1001!
SedeBaita dei Saperi e Sapori Brembani – Via Grotte delle Meraviglie 14. Zogno (Bg) – Tel. 035 4524 880 e-mail info@formaidemut.info  - http://baitadeisaperiesapori.com
 Costo: 25 euro soci Under 31; 30 euro NON soci under 31 e soci over 31; 35 euro NON soci over 31.
Posti disponibili: 30, sarà data precedenza ai ragazzi che non hanno ancora compiuto 31 anni;
info e prenotazioni: slowfoodgiovanevo@gmail.com

giovedì 5 febbraio 2015

impariamo a leggere le ETICHETTE

IMPARIAMO A LEGGERE LE ETICHETTE

saper leggere le ETICHETTE è un azione fondamentale per imparare a conoscere quello che stiamo acquistando e mangiando 
Purtroppo però, allo stato attuale, molto spesso quello che l’etichetta ci dice non è quello che avremmo bisogno di sapere: o è scarna e generica, o è evasiva e accattivante, come una pubblicità. 
Il mondo dell’industria alimentare tende a fornirci informazioni generiche e non essenziali, sorvolando su molti passaggi della produzione. 
Bisogna, quindi, farci più furbi del mercato, imparando a decifrare il linguaggio delle etichette. 
Cosa vogliamo sapere da un’etichetta?
Ciò che ci interessa maggiormente sapere sono gli INGREDIENTI. Ma mentre alcuni sono chiari, altri possono essere ambigui. 
La famigerata voce “AROMI NATURALI”, per esempio, è generica, non specifica gli ingredienti che danno sapore al prodotto e comprende anche prodotti estratti da materie prime vegetali e animali con solventi, enzimi, ecc. 
Un’altra indicazione importante, ma troppo spesso vaga, è quella che precisa la PROVENIENZA delle materie prime. 
La PASTA, per esempio, prodotto italiano per antonomasia, nella maggioranza dei casi è effettivamente prodotta e confezionata in Italia, ma spesso utilizzando grano che arriva dall’Australia o dal Canada. Saperlo sarebbe un’indicazione utile, ma le aziende produttrici optano per un comodo e rassicurante “prodotto in Italia”, che in realtà non ci dice nulla sulla provenienza del grano. 
Altre indicazioni utili sarebbero l’utilizzo di TRATTAMENTI PARTICOLARI (irradiazioni, raffinazione, ecc.) o informazioni dettagliate sull’intera filiera produttiva (come la presenza di OGM nei mangimi animali): sono dati che dovrebbero essere a disposizione al momento dell’acquisto, ma che purtroppo raramente fanno capolino tra i vari strilli commerciali.

L’etichetta è tanto più ricca e dettagliata quando riguarda il prodotto di una filiera virtuosa. Non è un caso infatti che le etichette dei prodotti certificati, dal biologico al biodinamico, dal fair trade ai Presìdi Slow Food, raccontino meglio le storie che stanno dietro i cibi che acquistiamo.
Slow Food ha proposto un nuovo tipo di etichetta, più completa e trasparente, in cui alle informazioni basilari, riportate in maniera chiara, si unisce il racconto del prodotto: dalla storia che lo rende unico, al contesto in cui nasce, alla sua impronta ecologica. 
Unire informazione e narrazione rende l’etichetta uno strumento prezioso, addirittura “rivoluzionario”, perché è in grado di orientare non solo i consumi individuali, ma le scelte produttive generali. 

Leggete sempre le etichette prima di acquistare un prodotto! se tra gli ingredienti ci sono troppi prodotti che non conoscete allora cambiate prodotto e sceglietene uno con pochi ingredienti, ma di buona qualità.
cercate di informarvi sull'etica delle aziende produttrici, se rispettano i diritti umani e producono cibi di qualità.
cercate di non acquistare prodotti provenienti da multinazionali o con ingredienti provenienti da paesi stranieri. 
prediligete i nostri agricoltori, diamo una spinta alla crisi economica investendo nel cibo del nostro Paese, ci guadagneremo tutti, compreso l'ambiente!
un esempio di etichetta: