Lait de nulle part : operazione verità sull’origine dei prodotti lattiero caseari
Da dove viene il cibo che portiamo in tavola? Da queste parti ce lo chiediamo spesso e per fortuna non siamo i soli.
Con la campagna Lait de nulle part (Latte senza provenienza)
l’associazione dei Jeunes Agriculteurs ci invita a pretendere
l’indicazione d’origine in etichetta del latte utilizzato nei prodotti
caseari. E vuole far pressione sul governo.
«Saremo i vostri occhi nei supermercati, i vostri portavoce su
internet. Vi aiuteremo a scegliere formaggi e prodotti caseari:
studieremo le confezioni e attaccheremo uno sticker per differenziare le
buone pratiche di etichettatura da quelle cattive»
Esigiamo l’etichettatura d’origine del latte usato nei prodotti
caseari! Jeunes Agriculteurs stanno lavorando per rendere obbligatoria
l’indicazione di origine in etichetta. Président, Caprice des Dieux,
Babybel… dietro questi grandi marchi c’è troppa opacità. Grandi gruppi
alimentari cercano di confondere il consumatore usando connotazioni
francesi (come per esempio Rustique e Bresse bleu) ma non dichiarano
l’origine del latte. Il fatto è che per i consumatori è fondamentale
capire l’origine dei prodotti: ben l’84% dei cittadini europei hanno
rivendicato l’importanza dell’indicazione d’origine proprio dei prodotti
lattiero caseari.
A oggi, tutte le derrate di origine animale (prodotti lattiero,
carne, piatti cucinati, uova) devono avere un marchio che le
identifichi. Ma questo marchio non assicura l’indicazione di origine…
Come ben sapete Slow Food porta avanti da tempo il progetto delle etichette narranti. E come credo ben sappiate proprio oggi è finito Cheese
la nostra manifestazione dedicata a tutte le forme del latte Una
bellissima festa che abbiamo organizzato per dare visibilità e voce a
casari, pastori e artigiani del cibo che a vario titolo e in tutto il
mondo lavorano per preservare la biodiversità legata alle produzioni
lattiero casearie e che nel fare questo diventano custodi di saperi e
tradizioni, paladini della difesa dei propri territori. E naturalmente
tutto sempre con l’allegria e l’approccio che ci distingue e che
privilegia il piacere legato al cibo e la voglia di approfondire,
attraverso le degustazioni e le conferenze, l’incontro con casari e
affinatori e le attività per i più piccoli.
Osterie d’Italia 2016: ecco l’introduzione in anteprima
L’attesa è terminata: oggi 21 settembre, d
urante l’ultima giornata di Cheese 2015, Slow Food Editore presenta
Osterie d’Italia 2016:
1707 locali recensiti, dei quali oltre 140 novità.
L’appuntamento per conoscere tutti i premiati è in piazza caduti per la
Libertà a Bra alle 10.30. Per darvi un piccolo assaggio, sotto trovate
l’introduzione alla guida, uno stuzzichino di benvenuto, insomma, ma non
perdete l’intero menù. Ricco come sempre, forse di più.
«Da trent’anni Slow Food educa, promuovendo e tutelando il cibo
buono, pulito e giusto. Tra le innumerevoli attività intraprese, la
guida Osterie d’Italia è tra quelle di più lungo corso e ogni
anno ridefinisce un pezzetto di ciò che nel nostro Paese è il
“mangiarbere”, proponendovi il più completo e autorevole catalogo della
cucina di tradizione e di territorio. Le osterie, per
come le abbiamo intese nel tempo, si sono evolute, sono cambiate, sono
diventate progressivamente un qualcosa di distante dalla definizione
della parola che trovate ancora sul dizionario. Per questo
scrivere la guida è impresa sempre più ardua, ma la difficoltà non fa
che accrescere l’entusiasmo di chi la realizza. Non si tratta più,
infatti, solo di andare a scovare i luoghi più autentici, spesso
nascosti e protetti da piccoli paesi di campagna o da qualche stretto
vicolo di città. Si tratta piuttosto – nella maggior parte dei casi – di
districarsi nella miriade di locali che si autodefiniscono osteria o
che a quel modello aspirano. Il compito è quindi cogliere in quali casi i
tratti che Slow Food ha attribuito all’osteria siano effettivamente presenti e in quali, invece, siano solo una carta da parati che nasconde crepe e cartongesso.
Il successo della guida negli anni ha promosso un nuovo modello, ora
largamente condiviso, e questa diffusione non ha evitato, ma semmai
favorito, il proliferare di locali e approcci per cui i caratteri
dell’osteria si sono confusi e “imbastarditi”. Ma quali sono questi
tratti? Certamente la cucina, alla quale chiediamo di
essere buona, tradizionale, capace di raccontare il contesto in cui
viene proposta e preparata con materie prime (quando possibile) locali e
prodotte in modo sostenibile. Poi il prezzo, che deve
però tenere conto della variabilità territoriale e dei costi di
ingredienti ineccepibili, in molti casi sempre più alti. Infine l’accoglienza,
che di tutti è probabilmente il carattere più fortemente distintivo
dell’osteria. Accoglienza che vogliamo calda e familiare, capace di
narrare i prodotti e i piatti senza essere didattica o ingessata, ma
soprattutto autentica, come solo quella di chi fa un lavoro così duro
con passione può essere. Ed è quando questi elementi raggiungono l’equilibrio che ci troviamo di fronte alla Chiocciola.
Questo simbolo per noi così importante segnala, infatti, i locali dove,
oltre a mangiare bene, si “sta bene”. Dove l’esperienza della tavola
risulta piacevole in ogni suo aspetto e dove davvero si può cogliere il
territorio che si ha intorno. Deve essere come assaggiare direttamente
il contesto, la cultura, la biodiversità, il paesaggio, il luogo in cui
ci si trova, con un’indimenticabile esperienza multisensoriale.
Creare, e poi trovare: questo non è semplice, richiede la conoscenza
profonda della diversità naturale e culturale di un Paese complesso come
l’Italia. Sarebbe impossibile riuscirci senza affidarsi alla rete di
Slow Food e ai collaboratori presenti in tutti i territori, che
continuamente verificano, segnalano, scoprono i locali che trovate nelle
pagine che seguono. Per darvi ancora più informazioni e per
rendere la guida ancora più utile, tra i simboli, a partire da
quest’anno trovate anche la chiave, che indica le osterie che offrono qualche stanza per il pernottamento.
Un ulteriore elemento per tenere la guida sempre con voi in borsa,
nella portiera della macchina o in tasca grazie all’App. Perché un
compagno di viaggio come Osterie d’Italia è difficile da
incontrare. Nessun’altro la può costruire con queste caratteristiche e
garanzie, e nessun’altra guida, nonostante le imitazioni, può sostenere
con ragionevole certezza che, in ogni luogo d’Italia in cui vi
troverete, vi metterà a disposizione almeno un indirizzo per farvi
capire – nel tempo di un pasto – esattamente dove siete, non soltanto
dal punto di vista gastronomico. Buon divertimento.»
In 270 mila spengono le 10 candeline di Cheese
Non c’è dubbio, quella di Cheese è una formula che funziona! La manifestazione internazionale si è aperta agli oltre 270 mila visitatori (il
10% in più rispetto all’edizione dei record del 2013, secondo le stime
delle forze dell’ordine locali), accogliendoli tra le vie e le piazze di
Bra. Decine le occasioni per conoscere le migliori produzioni casearie
di oltre 300 espositori da 23 nazioni e
per partecipare alle attività di approfondimento e intrattenimento,
sotto la guida della parola chiave che contraddistingue tutti gli eventi
targati Slow Food: il piacere legato al cibo, che è gusto e conoscenza.
Forti i messaggi politici lanciati durante questa decima edizione, come il NO del settore lattiero-caseario di qualità al latte in polvere per produrre formaggi.
La petizione lanciata da Slow Food a sostegno della legge italiana 138
dell’11 aprile 1974, che l’Unione europea ci chiede di abrogare entro il
29 settembre, ha raccolto l’adesione di 150 mila persone sulla piattaforma Change.org e attraverso i moduli cartacei. Importante il messaggio del vice ministro alle politiche agricole alimentari e forestali Andrea Olivero che, inaugurando la manifestazione, ha assicurato la difesa a oltranza della legge da parte Governo italiano.
Riflessioni tra tecnici ed esperti del settore e appelli alle
istituzioni da parte dei produttori e dei loro rappresentanti sono stati
lanciati durante i tanti momenti di approfondimento. Tra i temi al
centro del dibattito la fertilità dei suoli, minacciata
non solo dalla cementificazione ma anche da una produzione agricola
troppo intensiva che non lascia ai terreni il tempo di rigenerarsi. Un
allarme lanciato dalla Confédération Paysanne riguarda il rischio di “gigantismo” che
sta affliggendo le stalle, e non solo Oltralpe: allevamenti intensivi
che non guardano di sicuro al benessere dell’animale né tantomeno alla
qualità del latte che, anzi, diventa un sottoprodotto quando obiettivo
del profitto sono i liquami per la produzione di biogas… E poi le quote latte,
pensate per tutelare i piccoli produttori, disincentivando la
produzione al di sopra di un limite fissato per legge, si sono rivelate
uno strumento distorsivo del mercato e sono state abolite senza un vero
passaggio, con il rischio di mettere in ginocchio i produttori di
piccola scala se non si pensa a una regolamentazione più efficace.
Chiudiamo questa decima edizione di Cheese lanciando anche segnali di
speranza per un futuro più roseo, in un anno in cui le difficoltà e le
sfide per il settore sono state particolarmente sentite da malgari e
casari. Arrivano dai tanti giovani che il pubblico ha
incontrato nei Laboratori del Gusto e tra gli espositori del Mercato
mentre raccontano con orgoglio il frutto del lavoro negli alpeggi e nei caseifici artigianali, di chi ha deciso di tornare in montagna non per ripiego ma per una scelta convinta.
A fare la differenza, in un mercato in cui paradossalmente le grandi
aziende vogliono abbattere i prezzi per fare profitto, mentre gli
artigiani devono tenerli più alti per poter sopravvivere, siamo tutti
noi consumatori. Via libera allora alle attività di educazione al gusto con oltre 1000 partecipanti,
tra alunni delle scuole e bambini accompagnati dai genitori, che hanno
vestito i panni dell’allevatore per qualche ora. Tra gli appuntamenti
sono stati particolarmente apprezzati quelli dedicati ai bambini sordi
che, grazie alla collaborazione con l’Ente Nazionale Sordi, sono stati
tradotti nella Lingua dei Segni. Anche nella nuovissima Casa Slow Food,
lo spazio associativo della Chiocciola, vecchi e nuovi soci hanno
allenato le papille in una serie di laboratori per imparare a
distinguere le caratteristiche organolettiche dei formaggi artigianali
da quelli industriali. Non solo gusto ma anche conoscenza dicevamo, e
allora cosa c’è di meglio di un buon libro? Pare in tanti l’abbiano
pensata così grazie alle pubblicazioni proposte da Slow Food Editore, tra cui le novità appena presentate come Bambini a tavola! e Osterie d’Italia 2016 e i volumi dedicati agli appassionati del settore, la guida Formaggi d’Italia e il manuale Il Gusto del formaggio.
E a sentire i pareri degli espositori, tutti contenti per
l’apprezzamento dei loro capolavori caseari e non solo, pare proprio che
i visitatori di Cheese abbiano capito il valore che ha il cibo fatto
con impegno e fatica, con il cuore e la responsabilità di chi guarda non
tanto alle proprie tasche ma piuttosto al futuro di questo nostro
pianeta. Non si ferma il lavoro di Slow Food in difesa della
Biodiversità, e così, accanto ai 57 Presìdi italiani e stranieri e ai
tanti prodotti dell’Arca presenti, si aggiungono altri formaggi che
casari e soci italiani e stranieri hanno consegnato alle cure della
Fondazione Slow Food per Biodiversità, affinché possano salire sull’Arca
del Gusto ed essere catalogati come prodotti da salvare.
Se anche quest’anno Cheese ha dimostrato di saper suscitare
l’attenzione dell’opinione pubblica, delle istituzioni e dei
protagonisti dell’agroalimentare internazionale è anche grazie alle
tante aziende che hanno sempre sostenuto il lavoro di chi crede in una
produzione agroalimentare di qualità, come gli Official Partner della
manifestazione Consorzio Parmigiano Reggiano, Lurisia, Pastificio Di
Martino, Radeberger Gruppe Italia.
Ma soprattutto il ringraziamento va alla Città di Bra e ai suoi
cittadini, che come sempre si sono dimostrati ospitali nei confronti di
espositori e visitatori ed entusiasti per il clima di grande festa, e ai
tanti volontari che durante l’anno si impegnano nelle Condotte Slow
Food del territorio e che durante gli eventi ci aiutano a raccontare con
la loro testimonianza cosa fa Slow Food ogni giorno.