lunedì 14 settembre 2015

Approvata in via definitiva la legge sull'agricoltura sociale - Un referendum in difesa dei mari italiani - Oltre la birra

Approvata in via definitiva la legge sull'agricoltura sociale


L’Italia ha finalmente una legge sull’agricoltura sociale. Ce lo fa sapere il Mipaaf con un comunicato datato ormai 5 agosto, ma, complice l’estate e le vacanze questa notizia (almeno per noi) non ha avuto la giusta rilevanza. E allora ci fa piacere riprenderla.
L’agricoltura sociale in Italia conta 400 cooperative sociali (su un totale nazionale di 14.000), impegnate in attività produttive lungo tutta la filiera del settore agricolo, dalla coltivazione, all’industria alimentare, al commercio. Sono coinvolti 4.000 lavoratori dipendenti su tutto il territorio nazionale (su 320.000 totali), e un valore della produzione di 200 milioni di euro (dati For.Agri www.foragri.com).
La legge introduce e ben chiarisce la definizione di agricoltura sociale, indicando nello specifico quali attività ne sono comprese. Ovvero:
L’inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati, persone svantaggiate e minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione sociale; prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali attraverso l’uso di risorse materiali e immateriali dell’agricoltura;
prestazioni e servizi terapeutici anche attraverso l’ausilio di animali e la coltivazione delle piante;
iniziative di educazione ambientale e alimentare, salvaguardia della biodiversità animale, anche attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e didattiche;
Per quanto riguarda le indicazioni alle realtà e istituzioni regionali e locali: le Regioni, nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale, possono promuovere specifici programmi per la multifunzionalità delle imprese agricole, con particolare riguardo alle pratiche di progettazione integrata territoriale e allo sviluppo dell’agricoltura sociale. Inoltre, le istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche e ospedaliere possono inserire come criteri di priorità per l’assegnazione delle gare di fornitura la provenienza dei prodotti agroalimentari da operatori di agricoltura sociale.
I Comuni devono prevedere specifiche misure di valorizzazione dei prodotti provenienti dall’agricoltura sociale nel commercio su aree pubbliche.
Gli enti pubblici territoriali devono prevedere criteri di priorità per favorire lo sviluppo delle attività di agricoltura sociale nell’ambito delle procedure di alienazione e locazione dei terreni pubblici agricoli.
La norma prevede inoltre che gli operatori sociali possano vedersi in concessione, a titolo gratuito, i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata.
Infine, viene istituito l’Osservatorio sull’agricoltura sociale (nominato con decreto del Mipaaf) con mansioni di monitoraggio e il compito di definire le linee guida in materia di agricoltura sociale.
Per poter apprezzare tutti i benefici bisogna attendere le istituzioni locali che dovranno comprendere, recepire e adattare ai propri bisogni gli strumenti forniti da questa nuova legge. Ma certamente siamo di fronte a una buona partenza.


Un referendum in difesa dei mari italiani


C’è anche Slow Food tra le centinaia di associazioni e personalità del mondo accademico, culturale, sociale, politico e artistico che si sono unite alla lettera inviata lo scorso mercoledì 2 settembre dal Coordinamento Nazionale No Triv: un appello per chiedere alle Regioni italiane di deliberare urgentemente una richiesta di referendum abrogativo per tutelare i mari italiani da progetti minerari e petroliferi che sembrano non tenere conto dello stato di salute dei nostri ecosistemi marini.
La posta in gioco è altissima: i numerosi procedimenti per progetti petroliferi, sbloccati nel 2012 dal Governo Monti e riavviati dall’articolo 35 del Decreto Sviluppo, rischiano di subire una ulteriore accelerazione da parte di alcune norme del cosiddetto “Sblocca Italia”. A essere particolarmente colpite dalle attività di ricerca risulterebbero essere: il Molise (le Isole Tremiti e Termoli), l’Abruzzo (Vasto, San Vito Chietino, Ortona, Francavilla al Mare), soprattutto la Regione Marche (Pedaso, Cupra Marittima, Senigallia, Fano) e la Puglia (in special modo Otranto).
In seguito a questa emergenza il Coordinamento Nazionale No Triv ha organizzato per le ore 11 di venerdì 11 settembre la conferenza stampa intitolata Un referendum in difesa dei mari italiani! presso la Sala stampa della Camera dei Deputati, in Piazza Montecitorio a Roma. L’obiettivo è molto chiaro: la richiesta deve essere deliberata e depositata entro il prossimo 30 settembre da almeno cinque Regioni: questo consentirebbe di evitare la raccolta di 500.000 firme e consentirebbe ai cittadini italiani di andare a votare nella primavera del 2016, abbreviando le tempistiche e limitando per quanto possibile i danni ambientali.


Oltre la birra


Le spezie africane in una delle sue birre preferite, i viaggi, una Cola autentica, prodotta con le noci del Presidio in Sierra Leone, e un progetto futuro: aprire un birrificio in Africa, per realizzare birre legate all’agricoltura di quel continente. Teo Musso, fondatore e anima del Baladin, racconta il suo legame profondo con l’Africa e annuncia la sua iniziativa più recente: sostenere il progetto 10.000 orti in Africa.
Il birrificio Baladin nasce come brewpub nel 1996 a Piozzo, un piccolo paese che si affaccia sulle Langhe, in Piemonte, ad opera del mastrobirraio Teo Musso già proprietario dal 1986 dell’omonimo pub, conosciuto anche per una particolare sala coperta da un tendone da circo. Un arredo non casuale: baladin in francese arcaico significa cantastorie e l’idea di questo locale unico nasce proprio da un circo itinerante francese e nello specifico dal suo fondatore François Bidon, grande amico di Teo Musso. Teo viene identificato come uno dei “papà” del movimento birrario artigianale in Italia e suo “porta bandiera” nel mondo. Oggi, pur avendo aperto locali in tutto il mondo, non ha dimenticato il rispetto della qualità delle materie prime e l’importanza dell’artigianalità. Inevitabile quindi, l’incontro con Slow Food e la condivisione di un percorso comune, che conta ormai numerose tappe: dagli eventi (Salone del Gusto e Terra Madre, Cheese) al Master della birra alla realizzazione della Cola Baladin (bevanda naturale ottenuta dalle noci di Cola del Presidio Slow Food della Sierra Leone).
«Devo molto a Slow Food e all’amico Carlin», ci racconta Teo. «La storia del mio birrificio si è intrecciata più volte con le iniziative culturali di Slow Food.  [...]
«Quando ho iniziato a distribuire la mia birra “fuori dai confini di Piozzo”, ho acquistato una guida Slow Food per selezionare i ristoranti cui inviare i campioni, partendo dal presupposto che, essendo delle eccellenze selezionate da un soggetto autorevole e no profit, fossero aperte a nuove esperienze gastro-culturali, proprio come quella che stavo proponendo. Oggi il rapporto con Slow Food è più strutturato ma l’obiettivo è sempre lo stesso: fare cultura. Abbiamo prodotto una Cola con un Presidio africano di cui siamo molto orgogliosi e sosteniamo iniziative anche grazie al riscontro positivo che gli appassionati di Baladin riservano alle nostre proposte. Inoltre è stata realizzata una serie limitata di bottiglie etichettate “We Feed The Planet” vendute durante un nostro evento (Baladin Open Fest Torino) con lo scopo di contribuire a sostenere questa splendida iniziativa. Anche noi siamo agricoltori, forse più avvantaggiati di altri, ma condividiamo lo spirito guida: l’amore per la Terra».

Ora Baladin ha scelto di sostenere anche uno dei progetti più ambiziosi di Slow Food, la realizzazione di 10.000 orti in Africa. Il suo contributo sarà destinato a quattro orti, due in Sudafrica (orti comunitari di Mawisa e Mvuleni) e due in Marocco (orti scolastici Anasr Ain Aouda e di Iben Zaydoun, a Skhirat).

«Produco in Italia perché credo nell’Italia e nel frutto della sua Terra», continua Teo «Sono però legato all’Africa dall’amore per quel Continente, in cui sono stato più e più volte. La mia compagna è africana e una delle birre che più amo è prodotta con spezie che ricordano i profumi intensi del Marocco. Ho in progetto, in un futuro prossimo, di impegnarmi a realizzare un Baladin Africa, un birrificio che nascerà non per produrre le birre che conoscete ma per farne di nuove, dedicate all’Africa e possibilmente alla sua agricoltura».
«Sostenere i 10.000 orti in Africa è un passaggio fondamentale in un percorso di crescita personale e di consapevolezza della mia azienda. Con la Cola abbiamo voluto far conoscere cosa sta dietro alla versione autentica della bevanda più globalizzata al mondo, qual è il frutto da cui prende il nome e dove nasce. Da qui la scelta di azzardare la colorazione amaranto, insolita per una bevanda che siamo soliti vedere di tutt’altro colore. Gli orti, invece, sono prima di tutto una soddisfazione personale ma spero, in un’ottica futura, possano essere l’inizio di una collaborazione attiva, utile a far crescere il lavoro dei contadini impegnati nel progetto».

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