martedì 23 dicembre 2014

MENU DI NATALE!

tra due giorni è Natale!
anche noi, staff della Rete Giovane Valli Orobiche, abbiamo deciso di cucinare un menu tutto particolare!
l'ingrediente che lega i tre piatti è il pesce.
Ecco il nostro: MENU DI NATALE!

ANTIPASTO: Cornetti al tonno

Ingredienti:

50gr di tonno sott'olio;
2 cucchiai di maionese;
2 capperi;
1 rotolo di pasta sfoglia rotonda;

Procedimento:

Mettere nel mixer 50 gr di tonno sott'olio, 2 cucchiai di maionese, due capperi e frullare fino ad ottenere un composto denso.

Stendere il rotolo di pasta sfoglia rotondo e ricavatene 16 spicchi.

Mettete un cucchiaino di composta di tonno all'estremità più larga dello spicchio.

Arrotolate su se stesso lo spicchio partendo dalla parte più larga e terminando alla punta.
Schiacciate i vertici in modo da chiudere la brioche e dategli la classica forma dei cornetti.

Cuocete in forno per 20 minuti a 180°
potete servire tiepidi o freddi.

Queste simpatiche briches si prestano ad essere riempite con tantissimi ingredienti, sbizzarritevi e create le vostre brioches personalizzate!
scriveteci la vostra ricetta e la pubblicheremo al più presto!

PIATTO PRINCIPALE: Sacchetti sorpresa di lasagne


Ingredienti:

500 gr di zucchine (circa 2 grandi)
250 gr di salmone affumicato;
750 ml di beciamella vegetale;
2 scalogni piccoli;
30 gr di burro;
100 gr noci tritate;
pasta per lasagne;
olio EVO;
sale q.b.;
pepe q.b.
erba cipollina.

Procedimento:

lavate le zucchine e tagliatele a rondelle.
In una padella scaldate 3 cucchiai d'olio, fate rosolare gli scalogni tritati finemente.
Unite le zucchine, aggiungete sale e pepe e fate cuocere per 10 minuti circa.


Tostate le noci in una padella antiaderente per un paio minuti.

Tagliate il salmone affumicato a striscioline.
Stendete una sfoglia di pasta per lasagne, mettetevi al centro un cucchiaio abbondante di besciamella, un cucchiaio di zucchine, una fettina di salmone e le noci.





Chiudete la sfoglia per creare un sacchetto e chiudetelo con un filo di erba cipollina.
Continuate a creare i sacchettini fino a terminare tutti gli ingredienti.
In una pirofila da forno mettete uno strato di besciamella e disponetevi tutti i sacchetti. Cospargeteli con fiocchetti di burro.

Cuocere in forno per 25-30 minuti a 200°


CONTORNO: insalata tiepida di fagioli e acciughe PSF.

Ingredienti:

300 gr di fagioli;
1 cipolla bianca;
3 filetti di acciuga;
aceto;
salvia;
peperoncino in polvere;
olio EVO;
sale;

Procedimento:

in una padella fate il soffritto di cipolla, unite le acciughe e il peperoncino in polvere.
Versate i fagioli nella padella e le foglie di salvia.

Mescolate delicatamente e lasciate cuocere per circa 10 minuti, finché i fagioli non saranno ben cotti.

Cospargete con il prezzemolo e condite con olio, aceto, sale e pepe a piacimento.
Servire con crostoni di pane.
Se volete potete insaporire i crostoni strofinando sulla superficie uno spicchio d'aglio.



DOLCE: Panettone


Il Panettone è il dolce che non può mancare nelle case italiane nel periodo di feste natalizie.
Cucinare il panettone è un'arte e noi della rete giovane vi consigliamo di acquistarne uno fatto in modo arigianale, con ingredienti a Km 0.

Il panettone è di origine lombarda, in modo specifico di Milano, e presente già nel IX Secolo nelle feste cristiane legate al territorio.
Nel XV Secolo nei forni milanesi che impestavano pane per i poveri era vietato impastare anche pane per i ricchi, tranne che nel giorno di Natale, quando aristocratici e plebei potevano mangiare lo stesso pane (pane di puro frumento arricchito di burro, miele e zibibbo).
La ricetta del panettone viene ripresa da Angelo Vergani nel 1944, fondatore della Vergani, azienda che ancora oggi produce il panettone a Milano.

Le origini del panettone sfumano a tratti nella leggenda. Sono due le storie che godono di maggior credito:
  1. Messer Ughetto degli Atellani, falconiere, abitava nella Contrada delle Grazie a Milano. Innamorato di Algisa, bellissima figlia di un fornaio, si fece assumere dal padre di lei come garzone e, per incrementare le vendite, provò a inventare un dolce: con la migliore farina del mulino impastò uova, burro, miele e uva sultanina. Poi infornò. Fu un successo strabiliante, tutti vollero assaggiare il nuovo pane e qualche tempo dopo i due giovani innamorati si sposarono e vissero felici e contenti.
  2. Il cuoco al servizio di Ludovico il Moro fu incaricato di preparare un sontuoso pranzo di Natale a cui erano stati invitati molti nobili del circondario, ma il dolce, dimenticato nel forno, quasi si carbonizzò. Vista la disperazione del cuoco, Toni, un piccolo sguattero, propose una soluzione: «Con quanto è rimasto in dispensa – un po' di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta – stamane ho cucinato questo dolce. Se non avete altro, potete portarlo in tavola.» Il cuoco acconsentì e, tremante, si mise dietro una tenda a spiare la reazione degli ospiti. Tutti furono entusiasti e al duca, che voleva conoscere il nome di quella prelibatezza, il cuoco rivelò il segreto: «L'è 'l pan del Toni». Da allora è il "pane di Toni", ossia il "panettone".
Buon Appetito!

Lo staff della Rete Giovane e la condotta Slow Food Valli Orobiche vi augura un sereno Natale!

lunedì 22 dicembre 2014

Natale!

Oggi abbiamo deciso di dedicare Le Giovani News al Natale!
il modo migliore per farlo è quello di riportarvi la lettera che Carlo Petrini ha scritto per tutti, in cui tema principale è lo spreco di cibo a Natale.
Buona lettura e Buone Feste dallo staff della Rete Giovane Valli Orobiche.


Natale, lo spirito giusto? Evitare sprechi ed eccessi
Parlare dell’accoppiata cibo e Natale è un po’ come sfondare una porta aperta. Come per tutte le principali feste religiose, nell’ambito di ogni tipo di culto, e per molte altre tradizioni che scandiscono il nostro annuario, il legame con ciò che ci nutre è inscindibile e determinante. Il rito prevede quasi sempre cibo, oppure divieti in tal senso. È quasi banale ricordare il ramadan, tutte le feste ebraiche, ma anche come nelle religioni orientali il rapporto con l’alimentazione sia qualcosa che riveste anche una funzione profondamente spirituale, si pensi per esempio alla tipica dieta coreana, una sorta di ying e yang quotidiano tradotto nel piatto. Si prova a nutrire l’anima, oltre che il corpo. Inoltre si pratica una forma di rispetto verso se stessi e la propria comunità, tanto più nel momento in cui i riti sono condivisi.

Se guardiamo al Natale è però evidente come la celebrazione sia collettivamente sfociata in una scialba parodia consumistica di ciò che la festa religiosa rappresenta in origine. Segno dei tempi. Spesso diventa una scusa per una bella abbuffata, con conseguente spreco di denaro, salute e cibo che inevitabilmente finisce nella spazzatura. Essendo agnostico convinto, non posso farmi portavoce di un richiamo ai valori che per un cristiano il Natale comporta, ma certo un po’ più di attenzione a non sprecare, a farsi del bene, alla ricerca assieme agli altri di un poco di felicità, secondo le proprie inclinazioni, attitudini e retroterra culturale, ci vorrebbe davvero. Si potrebbe, da non credente, tradurre il tutto a un richiamo per una maggiore sobrietà, ma nel senso che abbiamo precisato con Enzo Bianchi durante le Repubblica delle Idee a Reggio Emilia: 

«Sobrietà non come rinuncia, ma distanza dall’eccesso».

Questa distanza dal vortice natalizio, fatto troppo frequentemente più di quantità che non di qualità, potrebbe intanto indurci a riflettere, a pensare per esempio a come le ricette che cuciniamo a Natale, esattamente come le preparazioni previste da tutti gli altri precetti religiosi dei vari culti o anche da altri tipi di riti a tavola (penso al thanksgiving statunitense e al suo simbolico tacchino) siano qualcosa che in varie forme le nostre famiglie hanno fatto proprie e adattato. Sono un pezzo della nostra identità singola e collettiva, personale e comunitaria, e non ci rendiamo conto abbastanza di quanto dicano di noi stessi. Svilendole, sviliamo noi e i nostri rapporti umani.

In una conferenza durante il Salone internazionale del Gusto e Terra Madre, la scrittrice Claudia Roden ha ricordato come lei, assieme a tutti i rifugiati in Inghilterra dopo la Crisi del Canale di Suez nel 1956, sentisse primariamente l’esigenza di raccogliere ricette, e di raccontarle agli altri. Era tutto uno scambiarsi d’istruzioni in cucina: la mia famiglia fa così, io faccio cosà… C’erano l’urgenza e la paura di essere dimenticati, che tutto ciò che si praticava a tavola, nel convivio con i propri cari e nel contesto della propria cultura, potesse sparire per sempre una volta immersi in un’altra nazione, sradicati dalla propria casa.

Mentre prepariamo il pranzo o la cena di Natale, mentre siamo a tavola con le nostre famiglie, pensiamo al valore immenso di cosa mettiamo nei piatti, a ciò che rappresenta in termini di relazioni e di appartenenza a una cultura. Custodiamolo dal diluvio consumistico che ci assale in quei giorni, raccontiamocelo mentre lo pratichiamo, anche se ci può sembrare ormai scontato. Perché alla fine è ciò che ci accomuna, nelle differenze, a tutte le altre culture del mondo; è ciò che ci rende umani, cioè esseri in grado di essere felici. È un peccato non provarci con il cibo delle feste.

Carlo Petrini

giovedì 18 dicembre 2014

Le Giovani Ricette #26 Lasagne con sedano rapa

Siamo molto vicini alle feste, manca una settimana esatta a Natale, e sappiamo tutti che questo significa tanti buoni manicaretti non sempre leggeri; abbiamo quindi pensato di porporre una ricetta sfiziosa ma con un ingrediente che ha proprietà purificanti e drenanti, antigrasso(metabolizzante dei grassi) e ricco di minerali e vitamine di ogni lettera! (A, B, C, E)
Una curiosità interessante che vi aiuterà a capire di che prodotto di stagione si tratta è legato alle sue origini: nonostante il nome e la forma questo ortaggio appartiene alla famiglia del sedano e non ha alcuna familiarità con le rape.
Stiamo quindi parlando del

SEDANO RAPA 

La ricetta che vi proponiamo che ha come ingrediente principale il nostro ortaggio, è una lasagna.
Sicuramente una variante originale da quella tipica bolognese che ha radici addirittura in un passato dove parlavano latino.
Nel ricettario di Apicio sono descritte sfoglie di pasta impiegate per  preparare un piatto cotto al forno detto “lagana”, in cui le sfoglie venivano intercalate a farcia di carne.
Nel ‘200 le lasagne sono già così conosciute e diffuse che compaiono nelle opere di diversi autori.
Una quartina del poeta Jacopone da Todi afferma:
“Chi guarda a maggioranza spesse
volte si inganna.
Granel di pepe vince per virtù
la lasagna”.

Anche Cecco Angiolieri cita questa pasta nei suoi scritti:
“chi de l’altrui farina fa lasagne,
il su’ castello non ha ne muro ne fosso”.

Un ulteriore citazione la troviamo negli testi di fra’ Salimbene da Parma che nella sua “Cronaca” parlndo di un monaco scrive:
“Non vidi mai nessuno che come lui
si abbuffasse tanto volentieri
di lasagne con formaggio”.

L’epopea di questa pasta variamente farcita esplose col Rinascimento italiano, e l’attuale ricetta delle lasagne alla bolognese, potrebbe risalire al tardo Seicento con l’opulenza che ben riflette i fasti dell’epoca barocca.

 LASAGNE CON SEDANO RAPA
 


 Ingredienti:
1 sedano rapa;
1/2 porro;
150 gr di prosciutto cotto;
pasta per lasagne;
150 gr caciotta
besciamella;
olio;
sale;
pepe.
Procedimento:
Pulite il sedano rapa, tagliatelo a cubetti e fatelo cuocere in acqua salata per 10 minuti.
 
Preparate, nel frattempo, il soffritto d'olio e mezzo porro tagliato a rondelle.
Una volta cotto il sedano rapa aggiungetelo nella padella col soffritto e fate cuocere per altri 10 minuti, aggiustate di sale e pepe.
Frullate il tutto con un filo d'olio fino ad ottenere una purea.
Componete le lasagne mettendo sul fondo della teglia uno strato di besciamella, adagiate la pasta per lasagne, mettete la purea e la besciamella avendo cura di coprire anche i bordi e gli angoli così da non far seccare troppo la pasta in cottura, aggiungete il prosciutto cotto e la caciotta tagliata a cubetti.

Continuate creando strati finchè gli ingredienti si esauriscono. sull'ultimo strato mettete solo besciamella e caciotta.
Cuocete in forno per 25 minuti a 180°.

Servite caldo e buon appetito!!


lunedì 15 dicembre 2014

Milano come Kyoto? - Rimedi naturali contro il raffreddore -

Milano come Kyoto?

era il 1997 quando a Kyoto fu stipulato il protocollo per sensibilizzare gli Stati verso l'ambiente. era uno dei primi accordi tra Stati che prevedeva la consapevolezza dell'ambiente circostante ed obiettivi ben precisi a favore del mondo in cui viviamo.
siamo nel 2014 ed un altro protocollo sembra unire gli Stati: il protocollo di Milano. 
nato in seno ad Expo 2015, fortemente voluto dalla fondazione Barilla Center for Food & Nutrition, ha come obiettivo principale quello di ridurre lo spreco di cibo del 50% entro il 2020.
Carlin Petrini si mostra favorevole a questa iniziativa, vedremo chi e se sarà stipulata!
per saperne di più clicca sul link seguente:

Rimedi naturali contro il raffreddore

Testa pesante, stanchezza, dolori diffusi, brividi e qualche starnuto: ecco i segnali inequivocabili dell’influenza. Tutti gli anni milioni di persone sono colpite da questo malanno di stagione che costringe a letto e a riposo. E proprio il riposo è la miglior medicina: permette all'organismo di risparmiare energie e di combattere i virus per guarire presto e bene. Ricorrere ai farmaci, infatti, non è sempre la soluzione migliore.
la natura ci mette a disposizione tanti rimedi. degli esempi?
gli agrumi: ricchi di vitamina C combattono il raffreddore in modo naturale;
l'aglio: ideale per tosse ed influenza;
lo zenzero: ideale per combattere problemi di stomaco e nausee;
l'aceto di mele: contro il mal di gola;
e molti altri.
per scoprirli tutti leggi il link: http://www.slowfood.it/rimedi-naturali-contro-il-raffreddore/ è davvero divertente!
buon inverno a tutti!


#SloWeekend

questa settimana abbiamo scelto di  portarvi in....Sardegna!
il 19, 20 e 21 dicembre si tiene il B’WEEK – Nuoro, presso l’Exmè di Piazza Mameli: un intero fine settimana alle porte delle festività natalizie dedicato al mondo enologico, con piacevoli intrattenimenti per adulti e bambini studiati per esaltare la cultura della qualità e dell’alta cucina.
L’atmosfera natalizia sarà la cornice ideale per accogliere e guidarvi in un percorso di degustazioni curate dagli esperti di Slow Food e dell’Ais e di piacevoli intrattenimenti musicali e artistici. E proprio durante il fine settimana ci sarà la premiazione della terza edizione delConcorso Enologico Nazionale B’nu, autorizzato dal Ministero per le Politiche Alimentari, Agricole e Forestali. Il concorso è dedicato ai vini IGT, DOC e DOCG prodotti in tutto il territorio italiano, suddivisi in tre categorie: bianchi, rossi e vini da dessert, con una sezione speciale riservata ai vini biologici DOC e DOCG.
per leggere il programma dell'evento vai al link:
per scoprire gli altri eventi firmati #Sloweekend vai al link:

giovedì 11 dicembre 2014

Le Giovani Ricette #25 Coppette di Polenta ripiene

Con la venticinquesima Giovane Ricetta vogliamo portarvi all'interno di un mondo per noi fantastico: il magico mondo della POLENTA.
Un cibo povero che fa parte della tradizione culinaria di molti luoghi, eppure sempre più utilizzato ed apprezzato da tutti. 
La polenta si accompagna con molti tipi di carni e intingoli, sostituisce il pane ed è molto, ma molto buona.

Polenta e Bergamo creano un connubio perfetto. Non c'è nulla di più buono e difficile da cucinare in modo perfetto della polenta bergamasca.

In provincia di Bergamo ha sede la CRA-MAC, l’Unità di Ricerca per la Maiscoltura, che ha una collezione di circa 750 varietà di mais italiane e oltre 5000 accessioni di varietà europee e di altri paesi.
Le varietà bergamasche più conosciute sono: Spinato di Gandino, Rostrato di Rovetta, Nostrano dell’isola, Scaiolo di Marne e Cinquantino di Stezzano.
Un destino molto particolare unisce il Rostrato di Rovetta e lo Spinato di Gandino; entrambi si fregiano del marchio De.Co, ed entrambi… sono migrate in Norvegia, sull’isola Spitsbergen nell’arcipelago delle Svalbard, dove ha sede lo Svalbard Global Seed Vault (deposito sotterraneo globale dei semi) che conserva migliaia di semi vegetali di tutto il mondo. Questi due mais tipici bergamaschi son stati là congelati in modo da salvaguardarli nel tempo.
Per saperne di più leggete la pagina dedicata alla polenta redatta da Slow Food Bergamo al link seguente: 


Ingredienti per un'ottima polenta per 6 persone:

500 gr. farina di granoturco bramàda;
1,8 litri di acqua;
10 g sale grosso.

ora scopriamo come abbiamo utilizzato la polenta noi Giovani cuochi:

COPPETTE DI POLENTA RIPIENE
Ingredienti:

Polenta avanzata dal giorno prima
Ricotta
Spinaci
Olio

Procedimento:

Oliate una piccolo recipiente adatto ad essere messo in forno, 


rivestitelo poi con uno strato di polenta.

Mettete la ricotta e gli spinaci passati precedentemente in padella con un filo d'olio e un po di pepe.



Ricoprire il tutto con un altro strato di polenta e mettete tutto in forno ben caldo per almeno 20 minuti, in modo che il "ripieno" sia ben caldo e la polenta all'esterno sia bella croccante.


servite ben caldo e buona appetito!

martedì 9 dicembre 2014

Terra Madre Day

Il Terra Madre Day è la giornata per festeggiare il cibo locale e onorare le comunità che le producono. Si svolge ogni anno, il 10 dicembre, attraverso centinaia di eventi diversi e unici in tutto il mondo.
Quest’anno si è deciso di dedicare il Terra Madre Day ai prodotti locali che rischiano di scomparire.
In tutto il mondo moltissimi cibi tradizionali stanno scomparendo insieme ai saperi, le tecniche, le culture e i territori che li hanno generati. Quindi festeggiamo mangiando locale.

Ma facciamo un passo indietro, cosa è Terra Madre?
Terra Madre è una rete mondiale, creata da Slow Food nel 2004, che raggruppa le "comunità dell'alimentazione" impegnate, ciascuna nel suo contesto geografico e culturale, a salvaguardare la qualità delle produzioni agro-alimentari locali.
Le comunità condividono i problemi generati dalla pratica di un'agricoltura intensiva pregiudizievole nei confronti delle risorse naturali e da un'industria alimentare di massa tendente all'omologazione de gusti e i grado di mettere in crisi l'esistenza stessa delle produzioni su piccola scala.
Quasi 9.000 persone si sono riunite a Torino nel 2006 durante la seconda convention di Terra Madre: 4.803 agricoltori, allevatori, pescatori e operatori dell'agroalimentare artigianale provenienti da 1.583 comunità alimentari di 150 paesi; 953 cuochi; 411 professori e rappresentanti di 225 università, 2.320 osservatori e accompagnatori e 776 volontari.
Terra Madre riunisce tutti coloro che vogliono difendere l'agricoltura, la pesca e l'allevamento sostenibile al Salone del Gusto di Torino.

Da questa rete mondiale è nato il progetto "Mille orti in Africa" trasformatosi nel tempo in "10.000 orti in Africa".
Realizzare 10.000 orti buoni, puliti e giusti nelle scuole e nei villaggi africani significa garantire alle comunità cibo fresco e sano, ma anche formare una rete di leader consapevoli del valore della propria terra e della propria cultura; protagonisti del cambiamento e del futuro di questo continente. 
Gli orti africani di Slow Food seguono la filosofia del buono, pulito e giusto. 

Ed ecco 10 ingredienti che non possono mancare negli orti di Slow Food. 
1. Sono realizzati da una comunità
Gli orti valorizzano le capacità di ogni membro della comunità, unendo diverse generazioni e gruppi sociali (associazioni di villaggio e scolastiche, amministrazioni locali ed enti no profit), recuperando il sapere degli anziani, mettendo a frutto l'energia e la creatività dei più giovani, avvalendosi delle competenze dei tecnici.

2. Si basano sull'osservazione
Prima di fare un orto bisogna conoscere a fondo il terreno, le varietà vegetali più adatte al territorio, le fonti d'acqua disponibili. Occorre adattare l'orto alle caratteristiche del territorio, trovare sul posto le materie prime per fare la recinzione, la compostiera, il vivaio.

3. Non hanno bisogno di grandi spazi
Osservando lo spazio con occhio creativo, si può scovare un campo adatto per l'orto nei luoghi più impensati: un tetto, un sentiero ...

4. Sono giardini di biodiversità
Gli orti Slow Food ospitano la biodiversità locale, che si è adattata al clima e al terreno grazie alla selezione dell'uomo. Varietà nutritive e resistenti, che non richiedono fertilizzanti chimici e pesticidi. E poi piante medicinali, erbe aromatiche, tanti alberi da frutto (banani, manghi, agrumi).

5. Producono i loro semi
I semi sono selezionati e moltiplicati dalle comunità. Così, di anno in anno, le piante saranno più forti e adatte al proprio terreno e non si dovrà spendere denaro per acquistare le bustine.

6. Sono coltivati con metodi sostenibili
Per combattere insetti nocivi o malattie si usano molti rimedi naturali (a base di erbe, fiori, cenere ...).

7. Preservano l'acqua
Spirito di osservazione e creatività, ancora una volta, sono fondamentali. A volte una semplice grondaia, una vasca o un serbatoio per raccogliere l'acqua piovana, così come le tecniche agroecologiche per ridurre i consumi d'acqua contenendo l'evaporazione e l'erosione dei terreni, risolvono problemi che parevano insormontabili ed evitano soluzioni costose.

8. Sono aule all'aria aperta
Gli orti sono un'ottima opportunità per far conoscere ad adulti e bambini le varietà vegetali autoctone, promuovere una dieta sana e varia, imparare a evitare le sostanze chimiche, valorizzare e insegnare il mestiere del contadino.

9. Sono utili, ma anche divertenti
Gli orti sono uno strumento semplice ed economico per avere a disposizione cibo sano e nutriente. Ma anche nei villaggi più remoti e nelle scuole più povere, gli orti Slow Food sono al contempo luoghi di giochi, feste e divertimento.
 
10. Sono in rete
Gli orti vicini si scambiano semi. I più lontani si scambiano idee e informazioni. I coordinatori si incontrano, si scrivono, stringono legami di collaborazione e amicizia. Gli orti scolastici dei paesi occidentali raccolgono fondi per gli orti africani.
Un orto è una goccia nel mare rispetto ai problemi con cui si confronta l'Africa ogni giorno. Ma se di questi orti ce ne sono cento, mille, diecimila, e tutti insieme dialogano e si sostengono, il loro impatto cresce. Insieme, possono trasformarsi in un'unica voce: contro il land grabbing, gli ogm e l'agricoltura intensiva, a favore dei saperi tradizionali, della sostenibilità e della sovranità alimentare. E possono rappresentare una speranza per migliaia di giovani.


*****

La rete giovane di Slowfood valli orobiche si è quindi unità a tutto il resto del mondo e ha deciso di festeggiare il mangiare locale con l'evento "Cibo è Cultura"; dove si potrà assaporare i prodotti tipici e locali di un territorio conosciuto per lo più per il Santo papa Giovanni XXIII, ma che ha al suo interno ha una rete di produttori denominata "I sentieri del Gusto".

Tutto il ricavato dell'evento sarà devoluto al progetto "10.000 orti in Africa".

giovedì 4 dicembre 2014

Le Giovani Ricette #24 Risotto Radicchio e scamorza

Siamo alla 24esima Giovane Ricetta.
Questa settimana vi proponiamo un primo piatto che fa parte dei grandi classici della cucina veneta e
italiana, speriamo di essere stati all'altezza di cucinarlo!
Come sempre abbiamo utilizzato solo prodotti a km 0 (gli orti del nonno) e che sono in linea con i principi Slow Food.
L'ingrediente di stagione di questa settimana è:

IL RADICCHIO


  • Lo sapevi che...il pasticcere Nicola Fiasconaro ha cucinato il Panettone col radicchio rosso e lo ha presentato al Vinitaly; per saperne di più
  • Lo sapevi che...il radicchio rosso è da sempre stato considerato il cibo dei poveri;
  • Lo sapevi che...il radicchio cambia sapore da amarognolo a dolce in base al periodo di racconla, invernale o autunnale.
RISOTTO RADICCHIO E SCAMORZA



ingredienti:

250 gr di riso integrale;
150 gr di radicchio;
100 gr di scamorza;
1 cipolla piccola;
1 l di brodo vegetale;
1 bicchiere di vino bianco
prezzemolo q.b.
sale q.b.
olio q.b.

Procedimento:

Fate il soffritto con cipolla, 3 cucchiai di olio, e due cucchiai di brodo.
Mettete il riso e lasciatelo tostare per qualche secondo.
Aggiungete un bicchiere di vino, lasciate che evapori per un paio di minuti e aggiungete il brodo poco alla volta.
Nel frattempo lavate, asciugate e tagliate a listarelle il radicchio.
A circa 10 minuti dalla fine della cottura (ci vorranno circa 30 minuti totali) aggiungete al riso il radicchio e mescolate.
Continuate la cottura aggiungendo il restante brodo.
Quando il riso è cotto mantecate il tutto con la scamorza tagliata a cubetti.
Spolverate col prezzemolo e servite.

Buon appetito!


lunedì 1 dicembre 2014

Tajikistan: biodiversità al femminile - Tutti i volti della castagna - Sweet Christmas Master of Food


Tajikistan: biodiversità al femminile




Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Anche noi, team della Rete Giovane, abbiamo deciso di dare alle donne un ruolo importante nel quarto numero delle Giovani News, facendovi conoscere uno dei tanti progetti fondati e gestiti da donne di tutto il mondo.
Il progetto di cui vi parliamo oggi si chiama "Zan va Zamin", che significa Donne e Terra.
Fu fondato da Muhabbat Manadalieva nel 1999 a Tajikistan con l'obiettivo di far capire alla popolazione locale l'importanza della biodiversità per la sussistenza di tutti.
Il Tajikistan è un paese in cui il 45% degli abitanti si trova in condizioni di povertà, ma ospita, all'interno dei suoi confini più di 5000 specie vegetali: un vero tesoro della biodiversità!
A poco a poco il lavoro di Manadalieva e delle donne da lei stessa coinvolte è stato riconosciuto e apprezzato anche a livello internazionale: 


«Incoraggiando le donne a rimanere sui loro terreni, Zan va Zamin sta sostenendo la sicurezza alimentare locale ridando vita alle pratiche agricole tradizionali delle comunità». 

Così il Development Programme delle Nazioni Unite riconosce il ruolo di questa organizzazione nello sviluppo del Tajikistan.
Ora 1200 donne sono a conoscenza dei loro diritti su terreni e coltivazioni e oltre 50 hanno imparato a gestire aziende agricole. Con l’aiuto di fondi internazionali, inoltre, il progetto si sta espandendo, raggiungendo comunità isolate e in aree difficoltose. Come parte dell’iniziativa sono state create 30 banche di semi e sono stati resi disponibili fondi per aiutare i contadini ad avere a disposizione un numero sempre maggiore di varietà locali.

e tutto questo è merito delle DONNE!

Leggi l'articolo completo di Alessia Pautasso:

Tutti i volti della CASTAGNA


La castagna è da sempre considerata il simbolo dell'autunno e le numerose sagre e manifestazioni, in questo periodo, dedicate a questo frutto non fanno che aumentarne il connubio.


Avete mai pensato a quante cose si possono fare con le castagne?
o con i marroni?
ma che differenza c'è tra i due?

Ve lo spieghiamo noi:
marroni hanno forma ovoidale e meno a goccia rispetto alla castagna, sono generalmente più grossi, scuri ma meno uniformi nel colore, un po’ striati di chiaro, e quando si toglie la scorza dura, la pellicina che riveste la polpa si riesce a eliminare molto più facilmente rispetto a quella delle castagne selvatiche. Il marrone, quasi sempre garantito da una denominazione protetta, è più dolce e non tende a spezzarsi, per questo è prediletto in pasticceria e dall’industria dolciaria. Tuttavia si presta benissimo anche per preparazioni salate.
La castagna selvatica invece è più adatta a panifarinezuppecaldarroste o semplicemente a essere fatta bollire in acqua
Da alcuni anni un insetto chiamato cinipide sta distruggendo le coltivazioni di marroni e castagne, dimezzando, in soli 6 anni la quantità di frutti prodotti. Quest’anno, come se non bastasse, la produzione in molte zone è stata davvero esigua, ridotta anche del 90% in alcuni casi, per via del maltempo. Saranno dunque castagne e marroni piuttosto cari quelli del 2014, un trend che non sembra arrestarsi da un po’ di anni. Ma ne vale la pena, 

sempre che ricerchiate i migliori, cioè i nostrani diffusi in tutta la penisola, e non quelli che inevitabilmente s’importano sempre di più.
grazie a Carlo Bogliotti per questo articolo. il testo completo lo trovate su: http://www.slowfood.it/dolci-farine-pani-zuppe-mille-facce-castagna/

Sweet Christmas Master of Food


Questa settimana abbiamo scelto dal programma #Sloweekend il Corso per imparare a preparare deliziosi dolci di Natale che si terrà a Torino lunedì 1 dicembre e mercoledì 3 dicembre.

Miele e Master of Food propongono un corso di pasticceria per imparare a preparare i perfetti dolci di Natale.

A tenere il corso sarà il famoso artigiano dei dolci Marco Avidano, che sarà pronto a darvi utili consigli sull'arte del dessert. 

Dietro alle sue creazioni c’è un’accurata scelta di ingredienti di altissima qualità per ottenere sapori unici e di assoluta eccellenza. 


Il corso ha la durate di 2 ore e mezza circa 
Il costo al pubblico è di €25 per i soci Slow Food e €30 per i non soci.

per iscriversi al corso cliccate sul link seguente:
http://www.miele.it/elettrodomestico/sweet-christmas-master-of-food-ita-2856.htm
per scoprire gli altri appuntamente dello Sloweekend cliccate sul link: