Davide sfida ancora Golia: 1800 contadini (avvelenati) chiedono giustizia
La storia ci ha insegnato che l’unione fa la forza. Ma basterà la
coesione di 11 villaggi zambiani contro una multinazionale britannica?
Si para di nuovo di Davide contro Golia, ma la vittoria non è per niente
scontata…
Da una parte c’è la Vedanta (colosso britannico) e la Kcm, sua
sussidiaria zambiana che controlla le attività di estrazione e
lavorazione del rame nella regione attorno alla città di Chingola.
Dall’altra gli abitanti della zona, cioè 1800 contadini che hanno deciso
di ricorrere tutti insieme alla giustizia britannica, perché di
«avvelenati e uccisi» dalla multinazionale.
«Sono sempre andato al fiume Kafue per prendere l’acqua e l’ho bevuta
come al solito. E come sempre ho mangiato il pesce pescato nel fiume.
Ma questa volta ho iniziato ad avere forti dolori allo stomaco. Mi hanno
dato una medicina, ma il male è peggiorato, poi sono svenuto e mi hanno
portato in ospedale. Secondo i medici ho mangiato o bevuto qualcosa di
acido che ha causato danni al petto e all’intestino. Il danno è
permanente, perciò ora vivo sotto antidolorifici. Tutti qui sono stati
colpiti in qualche modo perché tutti usiamo la stessa acqua. Abbiamo
provato a bollire e disinfettare l’acqua con il cloro ma puzza ancora di
acido», racconta Floribert Kappa, un abitante della zona.
Un report di medici canadesi conferma le testimonianze dei contadini
denunciando che i corsi d’acqua e le falde acquifere della zona sono
inquinate da acido solforico e altri materiali tossici provenienti dalle
attività delle miniere. Vedanta non ha mai fatto nulla per ovviare a
questa situazione, mantenendo strutture antiquate e malfunzionanti. Non
si può dire, inoltre, che non fossero a conoscenza dei danni che stavano
causando: nel 2011, infatti, un’indagine commissionata dalla stessa Kcm
dichiarava che le sostanze rilasciate dalla produzione potevano causare
tumori e danni agli organi interni e che gli abitanti sarebbero dovuti
essere avvertiti.
Ma c’è un problema in più. Il fiume Kafue, che subisce l’inquinamento
diretto delle miniere, riversa le sue acque inquinate nello Zambesi, è
il principale corso d’acqua del Paese, con conseguenze che potrebbero
essere devastanti per tutto lo Zambia.
Una situazione complessa, quindi, la cui soluzione non è affatto
immediata: la questione, infatti, non si risolverà prima di tre anni,
secondo Martyn Day, l’avvocato che sta raccogliendo tutte le
testimonianze degli abitanti per formulare l’accusa contro Vedanta. E
tre anni sono davvero troppi per i contadini zambiani che vedono
rovinarsi la loro salute e le loro terre.
Quello che ci sconcerta di più è come sia possibile siano ancora
permessi abusi simili. E poi ci domandiamo come mai dall’Africa vengono a
bussare alle nostre porte.
fonte:http://www.slowfood.it/davide-sfida-ancora-golia-1800-contadini-avvelenati-chiedono-giustizia/
Food Porn addio?
Smartphone addicted, twittatori incalliti, instagramers o facebookari
della prima ora la festa è finita. Dimenticate la soddisfazione di
suscitare l’invidia dei vostri amici all’ennesima foto della ventesima
portata del vostro ristorantino preferito. Soprattutto se siete in Germania.
La Corte federale tedesca, secondo quanto riportato dal quotidiano Die Velt,
ha ampliato la sua definizione di copyright per includere anche «cibo
curato in modo elaborato». Ed ecco quindi che i già chef ora sono anche
considerati proprietari di copyright per le loro creazioni. Le
conseguenze? Senza il permesso dello chef potreste passare qualche guaio
se pubblicate sul vostro social network di fiducia le foto dei piatti
che vi state per sbaffare. Perché sono proprietà di proprietà del loro
creatore, lo chef appunto. Per lo meno l’idea.
Foodporn (finalmente) addio quindi?
Temiamo di no. In realtà l’estensione del diritto di autore si applicherebbe creazioni culinarie complesse,
come quelle di un ristorante stellato. Insomma, chi potrebbe vantare la
proprietà intellettuale della parmigiana di melanzane? O del super pop
Schweinshaxe (stinco di maiale) accompagnato magari da una deliziosa
Kartoffelsalat?
E poi diciamocelo, nella maggior parte dei casi (stelle a parte) le
foto imbizzarrite che dominano la rete fanno tanto gioco: un passa
parola che vale più di tanti spot. E senza spendere un centesimo. Di
diverso avviso sono alcuni chef come Alexandre Gauthier de La
Grenouillere, a La Madelaine-sous-Montreuil, in Francia qualche tempo
fa ha fatto stampare tanto di simbolo con divieto di macchina
fotografica sui suoi menù, per scoraggiare gli avventori. Chissà se
servirà. Certo è che ci chiediamo quando tornerà di moda la
riservatezza. O anche essere un po’ meno sguaiati…
Terra Madre Giovani: noi nutriamo il pianeta
Proprio quando Expo si preparerà al gran finale, Milano ospiterà un
evento alternativo per mostrare al mondo i volti e le storie di chi
nutre veramente il pianeta. Slow Food e Slow Food Youth Network lavorano
da mesi per dare un’anima all’Esposizione universale e voce ai
contadini e produttori di cibo under 40 che rappresentano il nostro
futuro.
Tenetevi pronti dunque, perché dal 3 al 6 ottobre, Slow Food porterà a
Milano oltre 2000 delegati provenienti da tutto il mondo: giovani
agricoltori, pescatori, panettieri, mastri birrai, casari, apicoltori e
professionisti del settore agroalimentare, riuniti per discutere sul
futuro del cibo e dell’agricoltura e lanciare un messaggio ai potenti
della Terra. Perché le persone che sfamano il pianeta rispettando le sue
risorse ambientali sono già all’opera ogni giorno, chine sui filari, al
largo sulle barche da pesca, per strada con le greggi, o al lavoro in
un forno. E soprattutto hanno le idee molto chiare su ciò che
nell’attuale sistema alimentare non funziona: malnutrizione e obesità,
Ogm e chimica di sintesi, sfruttamento del lavoro e mercificazione del
cibo. Abbiamo chiamato tutti a raccolta per un’edizione straordinaria di
Terra Madre che abbiamo voluto dedicare a quei giovani che a dispetto
di ogni difficoltà hanno scelto il lavoro agricolo come orizzonte di
vita.
Tra conferenze, workshop e laboratori, uniti a momenti di divertimento e convivialità, Terra Madre Giovani – We Feed The Planet
promette un programma ricchissimo (scopritelo su
www.wefeedtheplanet.com). Seguiremo la filiera alimentare in tutte le
sue fasi (dalla produzione alla distribuzione e il consumo),
affronteremo temi come lo spreco di cibo, la fame, il land grabbing, la gestione delle risorse naturali e le condizioni dei lavoratori.
La cerimonia di apertura si terrà sabato 3 ottobre, accompagnata da
una Disco Soup firmata SFYN: un evento tra cibo e musica ideato per
sensibilizzare sulla problematica dello spreco alimentare e a cui tutti
sono invitati.
Nel corso della tre giorni interverranno, tra gli altri, Raj Patel (economista britannico, autore de I padroni del cibo), Alice Waters (attivista statunitense, chef e proprietaria dello Chez Panisse) e il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, insieme a molti altri esperti e portavoce delle realtà associative.
Terra Madre Giovani – We Feed The Planet si chiuderà martedì
6 sotto i riflettori di Expo quando i delegati sfileranno lungo il
Decumano, per arrivare al padiglione Slow Food. È qui che finalmente
sarà data a chi produce il cibo che mangiamo, secondo i principi del buono, pulito e giusto, l’attenzione che merita.
Sul sito www.wefeedtheplanet.com
è attiva una raccolta fondi per far fronte alle spese di viaggio di
coloro che verranno dal Sud del mondo, e l’invito a donare e ad ospitare
è rivolto davvero a tutti, per consentire anche a chi sta patendo di
più gli squilibri e le iniquità del sistema alimentare di non mancare
all’appuntamento.
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