Dobbiamo continuare a parlare di TTIP
Fino a un paio di anni fa, pochissime persone avevano sentito parlare del Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti
(TTIP) o delle trattative a esso relative. Era un accordo strettamente
riservato a politici, economisti e addetti ai lavori. Paradossalmente, è
stata proprio questa mancanza di trasparenza ad aver suscitato
l’attenzione della società civile e dei media di tutto il mondo,
portando al conseguente movimento globale contro il TTIP cui oggi stiamo
assistendo.
Negli ultimi mesi, si sono tenute in tutta Europa molte
manifestazioni contro il TTIP (e contro altri accordi commerciali),
compresa una giornata mondiale lo scorso 18 aprile. Finora 2,3 milioni
di persone in tutta Europa hanno firmato la petizione dell’Iniziativa
dei cittadini europei (Stop TTIP) per smantellare l’accordo.
Ma cos’è precisamente il TTIP? E perché è così importante?
Il TTIP è un accordo tra gli Stati Uniti e l’Europa che vorrebbe
creare la più ampia zona di libero scambio a livello mondiale. Dal
momento che la differenza tra le tariffe dell’Unione europea e quelle
degli Stati Uniti è già bassa (in media solo il 4%), il punto focale di
questo accordo è sui regolamenti, sulle barriere non tariffarie e sulla
burocrazia. Sono state sollevate molte preoccupazioni, non solo per la
segretezza e la mancanza di trasparenza dei negoziati, ma anche sulle
implicazioni di un simile accordo sui vari aspetti della vita
quotidiana, dai diritti del lavoro al servizio pubblico fino alla tutela
ambientale e alimentare. La Commissione europea ha ripetutamente
rassicurato i cittadini sul fatto che l’accordo non comprometterà gli
standard e le norme europee. Ma, visto che raggiungere un accordo
richiede sempre dei compromessi, come possiamo essere sicuri che il TTIP
non comporterà un abbassamento degli standard su entrambe le sponde
dell’Atlantico?
Molti ritengono che l’accordo farà anche prevalere gli interessi
delle aziende su quelli nazionali, dando nuove possibilità alle società
di citare a giudizio i governi. Uno degli aspetti più controversi di
questo trattato è probabilmente la Investor-State Dispute Settlement (ISDS – Risoluzione delle controversie tra investitore e Stato),
un assetto che potrebbe dare agli investitori stranieri il diritto di
citare in giudizio gli Stati in collegi arbitrali privati per
provvedimenti che potrebbero danneggiare le loro aspettative di
profitto. Ciò consentirebbe, per esempio, a un’azienda di citare in
giudizio un governo per aver introdotto requisiti ambientali.
L’8 luglio il Parlamento europeo si è riunito a Strasburgo dove, con
436 voti favorevoli, 241 contrari e 32 astensioni, i deputati hanno
approvato una risoluzione sulle loro raccomandazioni per i negoziati
della Commissione. Molti hanno interpretato il risultato della votazione
come una chiara dimostrazione di sostegno all’accordo da parte del
Parlamento. Per quanto riguarda l’ISDS, un compromesso tra i socialisti e
il Partito Popolare europeo ha smorzato la gravità della clausola,
sebbene non sia cambiato il suo significato principale.
In vista del voto, le firme alla petizione Stop TTIP sono state presentate ai deputati sotto forma di lettera,
firmata da 483 organizzazioni, tra cui Slow Food. La lettera fa appello
ai membri del Parlamento europeo affinché «prendano in considerazione,
nel valutare la propria posizione, la volontà dichiarata di 2,3 milioni
di cittadini, e si esprimano dunque a favore di una risoluzione forte
che richieda lo stop alle negoziazioni sul TTIP sulla base dell’attuale
mandato negoziale». Sembra siano stati ignorati. La società civile ha
reagito dichiarando che la votazione ha rappresentato un’occasione
mancata per fermare il TTIP, minando la democrazia e le norme sociali e
ambientali, e ha aggiunto che il compromesso non ha risolto i
fondamentali problemi dell’ISDS.
Nonostante tutto, le trattative sono ancora in corso e la società
civile ha ancora un ruolo cruciale da giocare nel processo: è essenziale
che siano mantenute forza e resistenza pubblica…
Riscaldamento globale: Obama si ispira all'enciclica
«È un perfetto riassunto, altamente educativo, della situazione in
cui si trova il mondo: inquinamento e cambiamento climatico, la
questione dell’acqua, la perdita di biodiversità con le conseguenze del
deterioramento della qualità della vita umana, il diffondersi
dell’iniquità in un mare d’indifferenza e di presunta impotenza». Così Carlo Petrini, nella sua guida alla lettura, introduce l’Enciclica di Papa Francesco.
Da quando è stata resa nota, nel giugno scorso, l’Enciclica Laudato si’ ha riscosso l’approvazione di intellettuali, politici ed ambientalisti di tutto il mondo.
Per Papa Francesco i problemi ambientali sono una vera urgenza. E ora ha un alleato in più. «I cambiamenti climatici non sono un problema per la prossima generazione. Non più», ha dichiarato Barack Obama
in un video diffuso dalla pagina Facebook della Casa Bianca. Il
Presidente degli Stati Uniti ha voluto, in questo modo, annunciare un
nuovo e ambizioso piano per tagliare le emissioni di gas responsabili
dell’effetto serra. L’obiettivo che Obama vuole raggiungere, anche in
vista dell’appuntamento ONU sull’ambiente del dicembre prossimo, è la
chiusura di centinaia di centrali elettriche a carbone e il rapido
passaggio alle fonti di energia rinnovabili.
Il piano del Presidente sembra dare una risposta proprio alle
preoccupazioni di Papa Francesco: «Molti di coloro che detengono più
risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto
nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di
ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici. Ma molti
sintomi indicano che questi effetti potranno essere sempre peggiori se
continuiamo con gli attuali modelli di produzione e di consumo. Perciò è
diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei
prossimi anni l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente
inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i
combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile. Nel
mondo c’è un livello esiguo di accesso alle energie pulite e
rinnovabili. C’è ancora bisogno di sviluppare tecnologie adeguate di
accumulazione. Tuttavia, in alcuni Paesi ci sono stati progressi che
cominciano ad essere significativi, benché siano lontani dal raggiungere
una proporzione importante. Ci sono stati anche alcuni investimenti in
modalità di produzione e di trasporto che consumano meno energia e
richiedono minore quantità di materie prime, come pure in modalità di
costruzione o ristrutturazione di edifici che ne migliorino l’efficienza
energetica. Ma queste buone pratiche sono lontane dal diventare
generali».
È importante che siano Paesi sviluppati come gli Stati Uniti a fare
il primo passo verso la risoluzione di questo problema, di cui sono la
principale causa ma non i più danneggiati. Continua Papa Francesco: «I
cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni
ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e
costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità. Gli
impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui
Paesi in via di sviluppo. Molti poveri vivono in luoghi particolarmente
colpiti da fenomeni connessi al riscaldamento, e i loro mezzi di
sostentamento dipendono fortemente dalle riserve naturali e dai
cosiddetti servizi dell’ecosistema, come l’agricoltura, la pesca e le
risorse forestali. Non hanno altre disponibilità economiche e altre
risorse che permettano loro di adattarsi agli impatti climatici o di far
fronte a situazioni catastrofiche, e hanno poco accesso a servizi
sociali e di tutela».
Tali distinzioni fra Stati, in ogni caso, lasciano il tempo che
trovano: «il clima è un bene comune, di tutti e per tutti», esordisce il
Papa nell’Enciclica. Questo è, quindi, l’obiettivo di Francesco: far sì
che tutti sentano la responsabilità morale di proteggere la Terra in
cui viviamo, perché questa è la nostra “casa comune” e perché i problemi
ambientali hanno anche implicazioni economiche, sociali e culturali.
Bergoglio parla, infatti, di “ecologia integrale”: «Quando
parliamo di “ambiente” facciamo riferimento anche a una particolare
relazione: quella tra la natura e la società che la abita.
Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato
da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa,
siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Le ragioni per le quali un
luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della
società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di
comprendere la realtà. Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più
possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola
parte del problema. È fondamentale cercare soluzioni integrali, che
considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi
sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra
sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le
direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per
combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello
stesso tempo per prendersi cura della natura».
Cheese 2015
Bra (Cn) 18 – 21 settembre
Cheese è una manifestazione a ingresso libero tra le vie e le piazze del centro storico di Bra dove si trovano il Mercato dei Formaggi, la Gran Sala dei Formaggi e l’Enoteca, la Casa e la Piazza della Biodiversità, la Piazza della Pizza, le Cucine di strada e la Piazza della Birra, tanti luoghi di incontro, approfondimento e di benvenuto ai vecchi e futuri soci Slow Food
Venerdì 18
Mercato dei Formaggi: dalle 10 alle 22
Gran Sala dei Formaggi ed Enoteca: dalle 12.30 alle 23
Piazza della Birra: dalle 11 alle 23
Cucine di strada: dalle 11 alle 23
Piazza della Pizza: dalle 11 alle 23
Gran Sala dei Formaggi ed Enoteca: dalle 12.30 alle 23
Piazza della Birra: dalle 11 alle 23
Cucine di strada: dalle 11 alle 23
Piazza della Pizza: dalle 11 alle 23
Sabato 19 e domenica 20
Mercato dei Formaggi: dalle 10 alle 22
Gran Sala dei Formaggi ed Enoteca: dalle 11 alle 23
Piazza della Birra: dalle 11 alle 23
Cucine di strada: dalle 11 alle 23
Piazza della Pizza: dalle 11 alle 23
Gran Sala dei Formaggi ed Enoteca: dalle 11 alle 23
Piazza della Birra: dalle 11 alle 23
Cucine di strada: dalle 11 alle 23
Piazza della Pizza: dalle 11 alle 23
Lunedì 21
Mercato dei Formaggi: dalle 10 alle 20
Gran Sala dei Formaggi ed Enoteca: dalle 11 alle 20
Piazza della Birra: dalle 11 alle 20
Cucine di strada: dalle 11 alle 20
Piazza della Pizza: dalle 11 alle 20
Gran Sala dei Formaggi ed Enoteca: dalle 11 alle 20
Piazza della Birra: dalle 11 alle 20
Cucine di strada: dalle 11 alle 20
Piazza della Pizza: dalle 11 alle 20
Avvertenze
Sono a pagamento i buoni per la Gran Sala
dei Formaggi e l’Enoteca, i Laboratori del Gusto, gli Appuntamenti a
Tavola e i Master of Food. Eventuali disdette (non sono accettate quelle
telefoniche) sono rimborsate al 50% solo se pervenute entro il 18 agosto 2015 scrivendo una e-mail a prenotazioni@slowfood.it.
Il termine ultimo per effettuare le prenotazioni è il 14 settembre 2015. Per iscrivervi alle attività pensate per le famiglie consultate le scaricate il modulo apposito nella pagina di riferimento Attività per famiglie.
Il termine ultimo per effettuare le prenotazioni è il 14 settembre 2015. Per iscrivervi alle attività pensate per le famiglie consultate le scaricate il modulo apposito nella pagina di riferimento Attività per famiglie.
Ricorda: se sei socio Slow Food puoi avvalerti dello sconto di 10€ sugli Appuntamenti a Tavola e di 3€ sui Laboratori del Gusto.
Cheese è un evento baby friendly
Durante i giorni dell’evento, presso il Movicentro (Piazza Caduti per
la Libertà 14, di fianco alla stazione ferroviaria) viene allestita
un’area dedicata ai più piccoli, con una zona fasciatoio, un’area
riservata alle mamme per l’allattamento, e una zona morbida per
permettere ai bambini di giocare senza rischi.
Per contattarci:
via Mendicità Istruita, 14
12042 Bra (Cuneo), Italia
tel +39 0 172 419611
fax +39 0 172 421293
mail: info@slowfood.it
12042 Bra (Cuneo), Italia
tel +39 0 172 419611
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