Fao: la fame nel mondo scende sotto gli 800 milioni di persone, ma non possiamo cantar vittoria
Decine di stati che, nel mappamondo FAO sull’emergenza alimentare, passano dal rosso scuro a gradazioni più tenui. Un’immagine che rende piuttosto bene l’impatto della notizia emersa dall’ultimo rapporto annuale delle Nazioni Unite sulla fame, secondo cui sono 72 i Paesi che hanno dimezzato la percentuale delle persone cronicamente sottoalimentate.
Oggi, stando al rapporto le persone colpite dalla fame sono circa 795 milioni, più di 200 milioni in meno rispetto al biennio ‘90/’92. Un numero impressionante, se si considera come da allora la popolazione sia aumentata di quasi 2 miliardi: a questo si aggiunge la notizia secondo cui 29 di questi paesi hanno raggiunto il traguardo del dimezzamento del numero totale delle persone denutrite entro il 2015, stabilito dal Vertice Mondiale sull’Alimentazione del 1996.
Il Direttore Generale Fao Josè Graziano da Silva ha festeggiato questo risultato ricordando l’impegno collettivo contro la fame da parte delle Nazioni Unite: «Dobbiamo essere la generazione Fame Zero. Questo obiettivo dovrebbe essere integrato in tutti gli interventi politici ed essere al centro della nuova agenda per lo sviluppo sostenibile da stabilire quest’anno».
Ottime notizie, che vanno però contestualizzate: i progressi sono ancora insufficienti nei Paesi in via di sviluppo, dove l’instabilità politica, tensioni e conflitti sociali, emergenze ambientali e sanitarie non danno tregua alle popolazioni. Basti pensare all’Africa, dove 24 Paesi, il doppio rispetto al 1990, affrontano crisi alimentari. Nel complesso il quadro è eterogeneo, con situazioni a macchia di leopardo: buoni i risultati in Asia orientale, America Latina e Caraibi, Sud Est Asiatico e alcuni Paesi dell’Africa. Molto inferiori i progressi in Asia Meridionale; rimangono critiche le situazioni dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia occidentale.
Nonostante una situazione così caotica e irregolare, esaminando i dati del rapporto emerge come esistano tratti comuni a quasi tutti gli stati che hanno visto migliorare in modo sensibile l’emergenza fame.Prima di tutto lo sviluppo della produttività agricola su piccola scala, con il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei piccoli nuclei contadini familiari.Un altro fattore fondamentale è lo sviluppo di un’economia inclusiva: l’aumento del gettito fiscale non significa automaticamente progresso, e il miglioramento delle condizioni di nutrizione si verifica solo in quei Paesi in cui vengono tutelati e assistiti anche i settori produttivi economicamente più deboli, e in cui la ricchezza viene ridistribuita in modo più omogeneo.Infine è fondamentale anche lo sviluppo della protezione sociale. Parliamo di trasferimenti di denaro a famiglie vulnerabili, programmi di assicurazione sanitaria, mense scolastiche, appalti agli agricoltori locali: insomma quando si stabilisce una solida rete di solidarietà sociale, le condizioni della fame e della salute tendono a migliorare. Le persone ben nutrite e in salute a loro volta tenderanno a produrre di più: ed ecco innescato il circolo virtuoso.
Nonostante una situazione così caotica e irregolare, esaminando i dati del rapporto emerge come esistano tratti comuni a quasi tutti gli stati che hanno visto migliorare in modo sensibile l’emergenza fame.Prima di tutto lo sviluppo della produttività agricola su piccola scala, con il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei piccoli nuclei contadini familiari.Un altro fattore fondamentale è lo sviluppo di un’economia inclusiva: l’aumento del gettito fiscale non significa automaticamente progresso, e il miglioramento delle condizioni di nutrizione si verifica solo in quei Paesi in cui vengono tutelati e assistiti anche i settori produttivi economicamente più deboli, e in cui la ricchezza viene ridistribuita in modo più omogeneo.Infine è fondamentale anche lo sviluppo della protezione sociale. Parliamo di trasferimenti di denaro a famiglie vulnerabili, programmi di assicurazione sanitaria, mense scolastiche, appalti agli agricoltori locali: insomma quando si stabilisce una solida rete di solidarietà sociale, le condizioni della fame e della salute tendono a migliorare. Le persone ben nutrite e in salute a loro volta tenderanno a produrre di più: ed ecco innescato il circolo virtuoso.
fonte: http://www.slowfood.it/fao-la-fame-nel-mondo-scende-sotto-gli-800-milioni-di-persone-ma-non-possiamo-cantar-vittoria/
Fave: più di un semplice legume
Uno snack d’altri tempi, una merenda che annuncia la primavera con la sua combinazione di fresco, dolce e una punta di salato: è tempo di fave e pecorino, come si usa in buona parte dell’Italia centrale. Crude, tenere, appena raccolte, le fave si abbinano perfettamente a un formaggio non troppo impegnativo, ma qualcuno le combina anche felicemente a qualche fetta di salame. Presente in modo significativo nei ricettari di mezza Italia come ingrediente di insalate, paste asciutte, zuppe e minestre (favetta, frittella, scafata, macco, ’ncapriata), stufati (ciaudella, faixeddas a cassola), la fava è un legume importantissimo nella storia dell’alimentazione umana, fornendo, in mancanza di carne, la principale base proteica di intere comunità,specialmente di quelle del Meridione.
Sono ben quattro i Presìdi Slow Food che tutelano altrettante varietà di fave: in Umbria, nella zona dell’Amerino, fra Terni, Amelia e Orvieto, si coltiva la cottòra, chiamate così in quanto si cucinano e si digeriscono più facilmente delle altre varietà.Il piatto più tradizionale a base di cottòra è la “striscia con le fave”: le fave lessate con il grasso ottenuto dallo scioglimento nella cottura della zona ventrale del maiale.
Spostandosi in Puglia, ecco la fava di Carpino:
di dimensioni medio piccole e con una fossetta nella parte inferiore, è
verde al momento della raccolta e, con il tempo, diventa color bianco
sabbia. Ben due i Presìdi siciliani.
In provincia di Enna troviamo la fava larga di Leonforte,
piatta e larga, per l’appunto, che non necessita di un lungo ammollo
come gli altri legumi. La ricetta più popolare in questa zona è la frittedda, una cottura a fuoco lento arricchita da un soffritto a base di olio extravergine, pancetta e cipolle.
Le prime fave larghe sono già disponibili a fine marzo, mentre si cominciano a raccogliere in questi giorni le fave cottoie di Modica (Rg), il cui nome ha la stessa origine delle umbre cottòre.
Le prime fave larghe sono già disponibili a fine marzo, mentre si cominciano a raccogliere in questi giorni le fave cottoie di Modica (Rg), il cui nome ha la stessa origine delle umbre cottòre.
fonte: http://www.slowfood.it/fave-piu-di-un-semplice-legume/
Racconti di malga
L'estate da calendario non è ancora arrivata...ma diciamoci la verità questo bel sole e le giornate lunghe dicono il contrario!!!
E cosa fare nelle sere d'estate????
Andare ad evento Slow Food!
In collaborazione con lo spazio estivo del CB 2015 (chiringuito) sugli spalti san michele noi della rete giovane abbiamo organizzato dei percorsi di degustazione a tema!
Il primo aperitivo del mese è dedicato ai formaggi d'alpeggio.
- lo stracchino all'antica delle valli orobiche (presidio Slow Food)
- agri di valtorta (presidio Slow Food)
- formai de mut
il tutto accompagnato da vini bergamaschi in abbinamento, pane e pizza bianca
Vi aspettiamo il 5 giugno dalle 19,00 alle 20,30 al costo di 8 € a persona.
La prenotazione è consigliata.
Per info: slowfoodgiovanevo@gmail.com / fb: https://www.facebook.com/events/1453727771607474/
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