Nuovi schiavi, il consumatore può salvarli
Le indagini sono ancora in corso per cui non è il caso di trarre
conclusioni, ma quel che è certo è che la storia di Mohammed Abdullah,
il cittadino sudanese morto qualche giorno fa nelle campagne della
Puglia mentre lavorava alla raccolta dei pomodori, è l’ennesimo
campanello di allarme a indicarci che qualcosa non va. Troppe persone
nelle nostre campagne lavorano in condizione al limite dell’umano. Tutto
questo per garantire prezzi sempre più competitivi e guadagni a
intermediari senza scrupolo. E’ evidente che qualcosa non va nel nostro
sistema produttivo.
Già, perché il caso di Nardò non è certo un caso isolato, e la piaga
del caporalato in agricoltura non ha confini regionali o di coltivazione
(lo testimoniano i casi dell’inchiesta sui lavoratori nelle vigne
piemontesi, su quelli impiegati nella raccolta dei meloni nel mantovano o
degli agrumi in Calabria e Sicilia, delle mele in Trentino o Piemonte e
così via).
Questi, che non sono episodi isolati, dovrebbero portarci a
comprendere che il problema affonda le sue radici in profondità, non
solo nella smania di qualcuno di fare più soldi o di farli più in
fretta.
Le cause ultime di uno sfruttamento del lavoro così difficile da
debellare e da estirpare risiedono proprio nel fatto che il modello di
competitività imposto dal libero mercato anche all’agricoltura non è
compatibile fino in fondo con il pieno rispetto di tutti gli attori
della filiera. Questa amara presa di coscienza non deve però lasciarci
passivi o rassegnati. I consumatori possono avere un ruolo positivo,
seppur non pienamente risolutivo. Ancora una volta l’informazione è
l’arma principale per operare scelte consapevoli e per cercare di non
premiare proprio quelle realtà che sono ad alto rischio di sfruttamento
del lavoro. E poi urge un cambio di mentalità nient’affatto facile:
trovare una bottiglia di vino a un euro o una di passata di pomodoro a
0,60 dovrebbe farci venire voglia di saperne di più e non farci esultare
per la possibilità di risparmiare qualcosa sulla spesa.
15 alimenti che dovremmo smettere di tenere in frigo
Sono sicura che molti di voi sognano di dormirsela rannicchiati
vicino alla porta aperta del frigo e che la tentazione è quella di
mangiare tutto ghiacciato. Ma cerchiamo di non esagerare, che d’estate
fa caldo e si sa (sarebbe preoccupante il contrario, no?) e alcuni cibi
sarebbe meglio tenerli fuori frigo. Naturalmente valutiamo anche le
temperature: con 40 gradi all’ombra, umidità percepita al 99% e se siete
sprovvisti di cantina alcune cose sarà comunque preferibile tenerle al
fresco, ma con qualche accorgimento. Vediamo quale.
Pomodori
Tenerli in frigo significa rinunciare al sapore e al profumo. L’ideale sarebbe tenerli un cestino o in una boul di vetro. Se vi
spaventa Caronte, prendeteli un po’ meno maturi dal vostro contadino o
verduraio di fiducia e lasciateli maturare in casa.
Basilico
Se proprio non riuscite a far crescere una piantina in balcone o sul
davanzale, non mettete però i vostri rametti di basilico in frigo.
Finirebbe con assorbire tutti i gusti e i profumi che lo circondano.
Meglio tenerlo a mollo in un bel vasetto d’acqua fresca. Se invece avete
necessità di conservarlo a lungo, provate a congelarlo, per esempio
sott’olio.
Patate
Le basse temperature trasformano l’amido in zucchero molto più in fretta
di quanto voi possiate immaginare. Meglio sistemarle al buio, in un
sacchetto di carta o stoffa, nel posto più fresco della casa. Mi
raccomando, niente plastica!
Aglio
Stesso problema delle patate.
Cipolle
Caronte a parte, le cipolle meglio lasciarle fuori frigo dove rischiano
di ammuffire ancora più velocemente. Se proprio non trovate un angolino
fresco in casa, tenetele nella parte bassa, dentro un contenitore a
chiusura ermetica.
Avocado
Sarebbe meglio non mangiarne troppi considerati i km che percorrono. Ma se non resistete alla tentazione non rovinateveli mettendoli in
frigo: l’aria fredda, come succede al pomodoro, ne blocca la
maturazione. Quindi quelli più duri possono stare fuori a maturare
serenamente, se invece li comprate già maturi, ok al frigorifero, ma
nella parte bassa e per poco tempo.
Olio di oliva
Io non l’ho mai visto fare, ma insomma ci fosse qualcuno che mette
l’olio in frigo meglio che smetta. Non succede niente di grave, ma
occupa spazio inutilmente e in più si raddensa.
Pane
È uno degli errori più grandi che possiate fare: l’ambiente refrigerato
farà asciugare il vostro pane velocemente. Meglio tenere in un sacchetto
di carta o stoffa.
Miele
Se lo chiudete per bene, non c’è alcun bisogno di tenerlo in frigo! È
possibile del resto che in un ambiente refrigerato cristallizzi.
Caffè
Ci sono cascata pure io, lo ammetto. Ma il caffè come il basilico,
assorbe molto gli altri odori presenti in frigo. Conservatelo al buio,
meglio se in un barattolo che non lasci passare la luce.
Agrumi
Meglio conservarli a temperature ambiente per non rischiare di peggiorarne la qualità.
Cetrioli sotto aceto
Non hanno bisogno del frigo, ma se li preferite freddi (e in questo
periodo ci sta) meglio se posizionati nella portina così lasciate i
posti più freddi per alimenti che ne hanno più bisogno.
Piante aromatiche
Ne brucereste completamente i profumi. Meglio conservarli come il
basilico: un bicchiere di acqua fresca da rinnovare ogni tanto.
Ketchup
Il kutchup come i cetriolini, non hanno bisogno di basse temperature, occupano spazio inutilmente.
Cioccolato
Nel frigorifero la temperatura è troppo bassa e l’umidità è troppo alta.
E l’umidità è nemica del cioccolato! Se esposto a un’umidità eccessiva,
gli zuccheri fioriscono affiorando per evaporazione: riconoscerete
questo fenomeno per i piccolissimi cristalli che si creano in
superficie. E poi rischiate di contaminare la vostra barretta preferita
con gli altri odori e sapori. Vi assicuro che capisco e condivido
l’astinenza estiva, provate a rimediare con il gelato. Il cioccolato in
frigo meglio di no.
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consigliata la prenotazione
slowfoodgiovanevo@gmail.co m
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