lunedì 20 luglio 2015

Il cibo (ri)diventa naturale. Tutto vero ciò che è verde? - Latte in polvere, arriva la proroga - Racconti di luppolo #2

Il cibo (ri)diventa naturale. Tutto vero ciò che è verde?

A gennaio 2015, McDonald’s sostituisce l’amministratore delegato, colpevole di aver assistito inerme a un costante calo delle vendite che durava da nove trimestri. Kellogg’s se la passa un tantino meglio, ma anche questo colosso subisce da sette trimestri una sensibile diminuzione delle vendite. Gli utili della della Kraft si sono ridotti del 62 per cento nel corso dell’ultimo anno e Coca-Cola ha avviato un piano per risparmiare 3,3 miliardi di euro nei prossimi cinque anni.
Sullo scorso numero di Internazionale Martín Caparrós annuncia: «Oggi niente vende di più di un prodotto definito sano e prodotto in condizione eque per i lavoratori». Siamo all’alba di un nuovo giorno? Non possiamo certo negare una certa soddisfazione e anche compiacimento: sempre più persone scelgono cibo buono, pulito e giusto! E sempre più consumatori diventano co produttori, attenti a ciò che finisce nel loro piatto, preoccupati non solo della propria salute, ma anche di quella del pianeta e delle condizioni di chi quel cibo l’ha prodotto. Il risultato? Costrette dalla virata nei consumi, le grandi aziende si rifanno il trucco: eliminano coloranti e conservanti, evitano le sostanze potenzialmente dannose, riducono la quantità di grassi e zuccheri aggiunti, aprono linee integrali e biologiche.
Ma sarà tutto oro quello che luccica?
Ad adeguarsi ai nuovi gusti alimentari, non è solo la produzione. A guidare le truppe (che ve lo diciamo a fare…) ci sono marketing e comunicazione del brand. E come per magia ora si sente parlare solo di salute e genuinità dei prodotti, provenienza certificata e sostenibilità della produzione. Il cibo diventa (ritorna?) naturale, privo di coloranti, conservanti o sostanze chimiche e prodotto nel rispetto di ambiente e lavoratori. Come nonna l’ha fatto.
Ma le etichette confermano quello che gli spot sostengono? O ancora, le informazioni che abbiamo sono sufficienti per determinare l’affidabilità di un cibo? Oppure oltre alla lista di ingredienti ci piacerebbe anche scoprire (ad esempio) il metodo di produzione? L’etichetta non potrebbe raccontarci una storia? 

Nell’euforia del momento, non facciamoci prendere per il naso: leggiamo gli ingredienti, capiamo di che cosa si sta parlando e non fidiamoci troppo della regola del risparmio. Non ci stanchiamo di ripetere (e ora i dati ci danno ragione) che le scelte fatte a tavola sono scelte politiche e si diventa cittadini attivi anche solo facendo la spesa. Il nostro portafoglio è uno strumento potente: scegliere un prodotto significa supportare un’idea, il lavoro di molti produttori, un’intera comunità. Come fare dunque? Prima di tutto, siamo curiosi, informiamoci, per quanto possibile scegliamo prodotti locali, premiamo le aziende virtuose, conosciamo meglio il nostro quartiere: frequentiamo il mercatino rionale e le varie botteghe. Tutte ottime abitudini che permettono di mettere in atto strategie che, piano piano, possono cambiare il mondo, per davvero. E finalmente si inizia a vederne i frutti!


Latte in polvere, arriva la proroga
Su richiesta dell’Italia, la Commissione europea ha deciso di prorogare fino al 29 settembre 2015 il termine di risposta alla lettera di avvio di una procedura di infrazione, attualmente in fase precontenziosa, in merito al divieto di impiego di latte concentrato o in polvere nelle produzioni lattiero-casearie. Si tratta della legge n .138 dell’ 11 aprile del 1974, una buona norma che finora ha contribuito a garantire la bontà, la qualità e la salubrità del nostro settore lattiero caseario.
Se è vero che l’Ue non ci impone l’utilizzo di latte in polvere per i nostri prodotti, è anche vero che questa manovra è un bell’assist per l’industria meno attenta alla qualità e più al profitto l fatto è che grazie a questa legge, scegliere un qualsiasi formaggio prodotto in Italia (anche non Dop) ci dà la garanzia che sia fatto senza latte in polvere. Se la norma venisse abrogata non avremmo più questa certezza. E diciamocelo, è una questione di principio che riguarda tutto l’agroalimentare italiano di qualità. L’indicazione in etichetta non basta.
Come dicevamo, il latte in polvere non è nocivo per la salute, ma il suo utilizzo per produrre formaggi non può che standardizzare e banalizzare un prodotto che invece dovrebbe nascere dalla biodiversità dei latti, degli animali, dei territori. Se l’Italia ammettesse la produzione di formaggi anche con latte in polvere non farebbe altro che aumentare la confusione dei consumatori, penalizzando ulteriormente i produttori virtuosi.



Racconti di luppolo #2
E' passato un mese dall'ultimo evento sulla birra targato slow food!
Con Caronte che non ci lascia scampo, la birra artigianale è un piccolo piacere fresco che non possiamo perderci!

Giovedì 23 luglio ore 19.30 al @CB2015 sugli spalti san michele

la degustazione comprende:
-birra aritigianale premiata in guida Slow Food
-focaccia

>>>>>>>>>>> € 8 a persona <<<<<<<<<<

Prenotazione consigliata
slowfoodgiovanevo@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento