lunedì 24 agosto 2015

Davide sfida ancora Golia: 1800 contadini (avvelenati) chiedono giustizia - Food Porn addio? - Terra Madre Giovani: noi nutriamo il pianeta

Davide sfida ancora Golia: 1800 contadini (avvelenati) chiedono giustizia


La storia ci ha insegnato che l’unione fa la forza. Ma basterà la coesione di 11 villaggi zambiani contro una multinazionale britannica? Si para di nuovo di Davide contro Golia, ma la vittoria non è per niente scontata…
Da una parte c’è la Vedanta (colosso britannico) e la Kcm, sua sussidiaria zambiana che controlla le attività di estrazione e lavorazione del rame nella regione attorno alla città di Chingola. Dall’altra gli abitanti della zona, cioè 1800 contadini che hanno deciso di ricorrere tutti insieme alla giustizia britannica, perché di «avvelenati e uccisi» dalla multinazionale.
«Sono sempre andato al fiume Kafue per prendere l’acqua e l’ho bevuta come al solito. E come sempre ho mangiato il pesce pescato nel fiume. Ma questa volta ho iniziato ad avere forti dolori allo stomaco. Mi hanno dato una medicina, ma il male è peggiorato, poi sono svenuto e mi hanno portato in ospedale. Secondo i medici ho mangiato o bevuto qualcosa di acido che ha causato danni al petto e all’intestino. Il danno è permanente, perciò ora vivo sotto antidolorifici. Tutti qui sono stati colpiti in qualche modo perché tutti usiamo la stessa acqua. Abbiamo provato a bollire e disinfettare l’acqua con il cloro ma puzza ancora di acido», racconta Floribert Kappa, un abitante della zona.
Un report di medici canadesi conferma le testimonianze dei contadini denunciando che i corsi d’acqua e le falde acquifere della zona sono inquinate da acido solforico e altri materiali tossici provenienti dalle attività delle miniere. Vedanta non ha mai fatto nulla per ovviare a questa situazione, mantenendo strutture antiquate e malfunzionanti. Non si può dire, inoltre, che non fossero a conoscenza dei danni che stavano causando: nel 2011, infatti, un’indagine commissionata dalla stessa Kcm dichiarava che le sostanze rilasciate dalla produzione potevano causare tumori e danni agli organi interni e che gli abitanti sarebbero dovuti essere avvertiti.
Ma c’è un problema in più. Il fiume Kafue, che subisce l’inquinamento diretto delle miniere, riversa le sue acque inquinate nello Zambesi, è il principale corso d’acqua del Paese, con conseguenze che potrebbero essere devastanti per tutto lo Zambia.
Una situazione complessa, quindi, la cui soluzione non è affatto immediata: la questione, infatti, non si risolverà prima di tre anni, secondo Martyn Day, l’avvocato che sta raccogliendo tutte le testimonianze degli abitanti per formulare l’accusa contro Vedanta. E tre anni sono davvero troppi per i contadini zambiani che vedono rovinarsi la loro salute e le loro terre.
Quello che ci sconcerta di più è come sia possibile siano ancora permessi abusi simili. E poi ci domandiamo come mai dall’Africa vengono a bussare alle nostre porte.


Food Porn addio?


Smartphone addicted, twittatori incalliti, instagramers o facebookari della prima ora la festa è finita. Dimenticate la soddisfazione di suscitare l’invidia dei vostri amici all’ennesima foto della ventesima portata del vostro ristorantino preferito. Soprattutto se siete in Germania.
La Corte federale tedesca, secondo quanto riportato dal quotidiano Die Velt, ha ampliato la sua definizione di copyright per includere anche «cibo curato in modo elaborato». Ed ecco quindi che i già chef ora sono anche considerati proprietari di copyright per le loro creazioni. Le conseguenze? Senza il permesso dello chef potreste passare qualche guaio se pubblicate sul vostro social network di fiducia le foto dei piatti che vi state per sbaffare. Perché sono proprietà di proprietà del loro creatore, lo chef appunto. Per lo meno l’idea.
Foodporn (finalmente) addio quindi?
Temiamo di no. In realtà l’estensione del diritto di autore si applicherebbe creazioni culinarie complesse, come quelle di un ristorante stellato. Insomma, chi potrebbe vantare la proprietà intellettuale della parmigiana di melanzane? O del super pop Schweinshaxe (stinco di maiale) accompagnato magari da una deliziosa Kartoffelsalat?
E poi diciamocelo, nella maggior parte dei casi (stelle a parte) le foto imbizzarrite che dominano la rete fanno tanto gioco: un passa parola che vale più di tanti spot. E senza spendere un centesimo. Di diverso avviso sono alcuni chef come Alexandre Gauthier de La
Grenouillere, a La Madelaine-sous-Montreuil, in Francia qualche tempo fa ha fatto stampare tanto di simbolo con divieto di macchina fotografica sui suoi menù, per scoraggiare gli avventori. Chissà se servirà. Certo è che ci chiediamo quando tornerà di moda la riservatezza. O anche essere un po’ meno sguaiati…


Terra Madre Giovani: noi nutriamo il pianeta
Proprio quando Expo si preparerà al gran finale, Milano ospiterà un evento alternativo per mostrare al mondo i volti e le storie di chi nutre veramente il pianeta. Slow Food e Slow Food Youth Network lavorano da mesi per dare un’anima all’Esposizione universale e voce ai contadini e produttori di cibo under 40 che rappresentano il nostro futuro.
Tenetevi pronti dunque, perché dal 3 al 6 ottobre, Slow Food porterà a Milano oltre 2000 delegati provenienti da tutto il mondo: giovani agricoltori, pescatori, panettieri, mastri birrai, casari, apicoltori e professionisti del settore agroalimentare, riuniti per discutere sul futuro del cibo e dell’agricoltura e lanciare un messaggio ai potenti della Terra. Perché le persone che sfamano il pianeta rispettando le sue risorse ambientali sono già all’opera ogni giorno, chine sui filari, al largo sulle barche da pesca, per strada con le greggi, o al lavoro in un forno. E soprattutto hanno le idee molto chiare su ciò che nell’attuale sistema alimentare non funziona: malnutrizione e obesità, Ogm e chimica di sintesi, sfruttamento del lavoro e mercificazione del cibo. Abbiamo chiamato tutti a raccolta per un’edizione straordinaria di Terra Madre che abbiamo voluto dedicare a quei giovani che a dispetto di ogni difficoltà hanno scelto il lavoro agricolo come orizzonte di vita.
Tra conferenze, workshop e laboratori, uniti a momenti di divertimento e convivialità, Terra Madre Giovani – We Feed The Planet promette un programma ricchissimo (scopritelo su www.wefeedtheplanet.com). Seguiremo la filiera alimentare in tutte le sue fasi (dalla produzione alla distribuzione e il consumo), affronteremo temi come lo spreco di cibo, la fame, il land grabbing, la gestione delle risorse naturali e le condizioni dei lavoratori.
La cerimonia di apertura si terrà sabato 3 ottobre, accompagnata da una Disco Soup firmata SFYN: un evento tra cibo e musica ideato per sensibilizzare sulla problematica dello spreco alimentare e a cui tutti sono invitati.
Nel corso della tre giorni interverranno, tra gli altri, Raj Patel (economista britannico, autore de I padroni del cibo), Alice Waters (attivista statunitense, chef e proprietaria dello Chez Panisse) e il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, insieme a molti altri esperti e portavoce delle realtà associative.
Terra Madre Giovani – We Feed The Planet si chiuderà martedì 6 sotto i riflettori di Expo quando i delegati sfileranno lungo il Decumano, per arrivare al padiglione Slow Food. È qui che finalmente sarà data a chi produce il cibo che mangiamo, secondo i principi del buono, pulito e giusto, l’attenzione che merita.
Sul sito www.wefeedtheplanet.com è attiva una raccolta fondi per far fronte alle spese di viaggio di coloro che verranno dal Sud del mondo, e l’invito a donare e ad ospitare è rivolto davvero a tutti, per consentire anche a chi sta patendo di più gli squilibri e le iniquità del sistema alimentare di non mancare all’appuntamento.


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