giovedì 6 agosto 2015

Un mondo di mais

Un mondo di mais

L’uomo è ciò che mangia. Così sosteneva nell’800 il celebre filosofo Ludwig Feuerbach, sottolineando l’unità inscindibile fra psiche e corpo e quanto sia importante il modo in cui ci alimentiamo. Due secoli dopo, Il dilemma dell’onnivoro di Michael Pollan ha ripreso e completato questa affermazione: «Se è vero che siamo quel che mangiamo, allora siamo mais». 

Non è possibile, penseranno in molti, che non consumano regolarmente pop-corn, pannocchie o chicchi di granturco nelle loro insalate. Eppure è vero esattamente il contrario: ovunque viviamo, mangiamo mais diverse volte al giorno; se siamo americani, allora mangiamo quasi esclusivamente mais.

Il mais, infatti, oggi si trova un po’ ovunque: diventa mangime che nutre i vitelli da cui arrivano le bistecche e gli hamburger, il pollo, il maiale, il tacchino, l’agnello e perfino il salmone; sono fatti di mais le uova, i formaggi e gli yogurt; ed è sempre il mais a comparire fra gli ingredienti di molti cibi industriali venduti nei supermercati – bibite zuccherate, biscotti, maionese, patatine, sughi pronti, caramelle – sulle cui etichette di solito compare con nomi insospettabili: glucosio, sciroppo di glucosio, acido ascorbico, acido citrico, malto, maltodestrine, fruttosio cristallizzato, amido modificato, saccarosio...
Il mais è la coltura che più di ogni altra trionfa nei campi e sugli scaffali dei supermercati: cresce rapidamente, dà rese altissime ed è molto versatile.  È il prodotto ideale se l’obiettivo principale consiste nell’aumento della produttività agricola e i numeri parlano chiaramente del suo successo: la produzione mondiale di mais, negli ultimi anni è aumentata del 374%, raggiungendo i 974 milioni di tonnellate nel 2014.

Tipico prodotto delle monocolture industriali, il mais che ritroviamo nei nostri piatti è completamente diverso dalle migliaia di varietà tradizionali di granturco dai chicchi coloratissimi che ancora si coltivano – in quantità irrisorie – nelle sue terre d’origine, il Messico e i paesi andini. Il mais che conosciamo ora ha sempre pannocchie gialle, dello stesso peso e misura, piante tutte della stessa altezza. È un mais ibrido – spesso Ogm –, prodotto con metodi industriali, e ha un grande impatto sull’ambiente oltre che sulla nostra salute.
 
La salute, sì... Il consumo eccessivo di cibi industriali è infatti legato a doppio filo con l’aumento di patologie quali l’obesità e di malattie croniche come il diabete di tipo 2, i tumori, le malattie cardiovascolari. Lo zucchero, in particolare, è il nemico numero uno della salute umana, e il suo sostituto a basso costo arriva proprio dal mais: si tratta dello sciroppo di fruttosio, che negli ultimi 30 anni è diventato la prima fonte di zuccheri del mondo.

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