lunedì 10 agosto 2015

Dobbiamo continuare a parlare di TTIP - Riscaldamento globale: Obama si ispira all'enciclica - Cheese 2015

Dobbiamo continuare a parlare di TTIP
Fino a un paio di anni fa, pochissime persone avevano sentito parlare del Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) o delle trattative a esso relative. Era un accordo strettamente riservato a politici, economisti e addetti ai lavori. Paradossalmente, è stata proprio questa mancanza di trasparenza ad aver suscitato l’attenzione della società civile e dei media di tutto il mondo, portando al conseguente movimento globale contro il TTIP cui oggi stiamo assistendo.
Negli ultimi mesi, si sono tenute in tutta Europa molte manifestazioni contro il TTIP (e contro altri accordi commerciali), compresa una giornata mondiale lo scorso 18 aprile. Finora 2,3 milioni di persone in tutta Europa hanno firmato la petizione dell’Iniziativa dei cittadini europei (Stop TTIP) per smantellare l’accordo.

Ma cos’è precisamente il TTIP? E perché è così importante?
Il TTIP è un accordo tra gli Stati Uniti e l’Europa che vorrebbe creare la più ampia zona di libero scambio a livello mondiale. Dal momento che la differenza tra le tariffe dell’Unione europea e quelle degli Stati Uniti è già bassa (in media solo il 4%), il punto focale di questo accordo è sui regolamenti, sulle barriere non tariffarie e sulla burocrazia. Sono state sollevate molte preoccupazioni, non solo per la segretezza e la mancanza di trasparenza dei negoziati, ma anche sulle implicazioni di un simile accordo sui vari aspetti della vita quotidiana, dai diritti del lavoro al servizio pubblico fino alla tutela ambientale e alimentare. La Commissione europea ha ripetutamente rassicurato i cittadini sul fatto che l’accordo non comprometterà gli standard e le norme europee. Ma, visto che raggiungere un accordo richiede sempre dei compromessi, come possiamo essere sicuri che il TTIP non comporterà un abbassamento degli standard su entrambe le sponde dell’Atlantico?
Molti ritengono che l’accordo farà anche prevalere gli interessi delle aziende su quelli nazionali, dando nuove possibilità alle società di citare a giudizio i governi. Uno degli aspetti più controversi di questo trattato è probabilmente la Investor-State Dispute Settlement (ISDS – Risoluzione delle controversie tra investitore e Stato), un assetto che potrebbe dare agli investitori stranieri il diritto di citare in giudizio gli Stati in collegi arbitrali privati per provvedimenti che potrebbero danneggiare le loro aspettative di profitto. Ciò consentirebbe, per esempio, a un’azienda di citare in giudizio un governo per aver introdotto requisiti ambientali.
L’8 luglio il Parlamento europeo si è riunito a Strasburgo dove, con 436 voti favorevoli, 241 contrari e 32 astensioni, i deputati hanno approvato una risoluzione sulle loro raccomandazioni per i negoziati della Commissione. Molti hanno interpretato il risultato della votazione come una chiara dimostrazione di sostegno all’accordo da parte del Parlamento. Per quanto riguarda l’ISDS, un compromesso tra i socialisti e il Partito Popolare europeo ha smorzato la gravità della clausola, sebbene non sia cambiato il suo significato principale.
In vista del voto, le firme alla petizione Stop TTIP sono state presentate ai deputati sotto forma di lettera, firmata da 483 organizzazioni, tra cui Slow Food. La lettera fa appello ai membri del Parlamento europeo affinché «prendano in considerazione, nel valutare la propria posizione, la volontà dichiarata di 2,3 milioni di cittadini, e si esprimano dunque a favore di una risoluzione forte che richieda lo stop alle negoziazioni sul TTIP sulla base dell’attuale mandato negoziale». Sembra siano stati ignorati. La società civile ha reagito dichiarando che la votazione ha rappresentato un’occasione mancata per fermare il TTIP, minando la democrazia e le norme sociali e ambientali, e ha aggiunto che il compromesso non ha risolto i fondamentali problemi dell’ISDS.
Nonostante tutto, le trattative sono ancora in corso e la società civile ha ancora un ruolo cruciale da giocare nel processo: è essenziale che siano mantenute forza e resistenza pubblica…


Riscaldamento globale: Obama si ispira all'enciclica


«È un perfetto riassunto, altamente educativo, della situazione in cui si trova il mondo: inquinamento e cambiamento climatico, la questione dell’acqua, la perdita di biodiversità con le conseguenze del deterioramento della qualità della vita umana, il diffondersi dell’iniquità in un mare d’indifferenza e di presunta impotenza». Così Carlo Petrini, nella sua guida alla lettura, introduce l’Enciclica di Papa Francesco.
Da quando è stata resa nota, nel giugno scorso, l’Enciclica Laudato si’ ha riscosso l’approvazione di intellettuali, politici ed ambientalisti di tutto il mondo.
Per Papa Francesco i problemi ambientali sono una vera urgenza. E ora ha un alleato in più. «I cambiamenti climatici non sono un problema per la prossima generazione. Non più», ha dichiarato Barack Obama in un video diffuso dalla pagina Facebook della Casa Bianca. Il Presidente degli Stati Uniti ha voluto, in questo modo, annunciare un nuovo e ambizioso piano per tagliare le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra. L’obiettivo che Obama vuole raggiungere, anche in vista dell’appuntamento ONU sull’ambiente del dicembre prossimo, è la chiusura di centinaia di centrali elettriche a carbone e il rapido passaggio alle fonti di energia rinnovabili.
Il piano del Presidente sembra dare una risposta proprio alle preoccupazioni di Papa Francesco: «Molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici. Ma molti sintomi indicano che questi effetti potranno essere sempre peggiori se continuiamo con gli attuali modelli di produzione e di consumo. Perciò è diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile. Nel mondo c’è un livello esiguo di accesso alle energie pulite e rinnovabili. C’è ancora bisogno di sviluppare tecnologie adeguate di accumulazione. Tuttavia, in alcuni Paesi ci sono stati progressi che cominciano ad essere significativi, benché siano lontani dal raggiungere una proporzione importante. Ci sono stati anche alcuni investimenti in modalità di produzione e di trasporto che consumano meno energia e richiedono minore quantità di materie prime, come pure in modalità di costruzione o ristrutturazione di edifici che ne migliorino l’efficienza energetica. Ma queste buone pratiche sono lontane dal diventare generali».
È importante che siano Paesi sviluppati come gli Stati Uniti a fare il primo passo verso la risoluzione di questo problema, di cui sono la principale causa ma non i più danneggiati. Continua Papa Francesco: «I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità. Gli impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo. Molti poveri vivono in luoghi particolarmente colpiti da fenomeni connessi al riscaldamento, e i loro mezzi di sostentamento dipendono fortemente dalle riserve naturali e dai cosiddetti servizi dell’ecosistema, come l’agricoltura, la pesca e le risorse forestali. Non hanno altre disponibilità economiche e altre risorse che permettano loro di adattarsi agli impatti climatici o di far fronte a situazioni catastrofiche, e hanno poco accesso a servizi sociali e di tutela».
Tali distinzioni fra Stati, in ogni caso, lasciano il tempo che trovano: «il clima è un bene comune, di tutti e per tutti», esordisce il Papa nell’Enciclica. Questo è, quindi, l’obiettivo di Francesco: far sì che tutti sentano la responsabilità morale di proteggere la Terra in cui viviamo, perché questa è la nostra “casa comune” e perché i problemi ambientali hanno anche implicazioni economiche, sociali e culturali. Bergoglio parla, infatti, di “ecologia integrale”: «Quando parliamo di “ambiente” facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà. Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema. È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura».


Cheese 2015

Bra (Cn) 18 – 21 settembre

Cheese è una manifestazione a ingresso libero tra le vie e le piazze del centro storico di Bra dove si trovano il Mercato dei Formaggi, la Gran Sala dei Formaggi e l’Enoteca, la Casa e la Piazza della Biodiversità, la Piazza della Pizza, le Cucine di strada e la Piazza della Birra, tanti luoghi di incontro, approfondimento e di benvenuto ai vecchi e futuri soci Slow Food

Venerdì 18

Mercato dei Formaggi: dalle 10 alle 22
Gran Sala dei Formaggi ed Enoteca: dalle 12.30 alle 23
Piazza della Birra: dalle 11 alle 23
Cucine di strada: dalle 11 alle 23
Piazza della Pizza: dalle 11 alle 23

Sabato 19 e domenica 20

Mercato dei Formaggi: dalle 10 alle 22
Gran Sala dei Formaggi ed Enoteca: dalle 11 alle 23
Piazza della Birra: dalle 11 alle 23
Cucine di strada: dalle 11 alle 23
Piazza della Pizza: dalle 11 alle 23

Lunedì 21

Mercato dei Formaggi: dalle 10 alle 20
Gran Sala dei Formaggi ed Enoteca: dalle 11 alle 20
Piazza della Birra: dalle 11 alle 20
Cucine di strada: dalle 11 alle 20
Piazza della Pizza: dalle 11 alle 20

Avvertenze

Sono a pagamento i buoni per la Gran Sala dei Formaggi e l’Enoteca,  i Laboratori del Gusto, gli Appuntamenti a Tavola e i Master of Food. Eventuali disdette (non sono accettate quelle telefoniche) sono rimborsate al 50% solo se pervenute entro il 18 agosto 2015 scrivendo una e-mail a prenotazioni@slowfood.it.
Il termine ultimo per effettuare le prenotazioni è il 14 settembre 2015. Per iscrivervi alle attività pensate per le famiglie consultate le scaricate il modulo apposito nella pagina di riferimento Attività per famiglie. 

Ricorda: se sei socio Slow Food puoi avvalerti dello sconto di 10€ sugli Appuntamenti a Tavola e di 3€ sui Laboratori del Gusto.

Cheese è un evento baby friendly

Durante i giorni dell’evento, presso il Movicentro (Piazza Caduti per la Libertà 14, di fianco alla stazione ferroviaria) viene allestita un’area dedicata ai più piccoli, con una zona fasciatoio, un’area riservata alle mamme per l’allattamento, e una zona morbida per permettere ai bambini di giocare senza rischi.

Per contattarci:

via Mendicità Istruita, 14
12042 Bra (Cuneo), Italia
tel +39 0 172 419611
fax +39 0 172 421293
mail: info@slowfood.it

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