lunedì 23 febbraio 2015

Ecco come i supermercati ci fanno spendere di più - Vivere con gli OGM: una lettera dall’America - Il cinese che non ti aspetti -

Ecco come i supermercati ci fanno spendere di più

Saprete tutti che le strutture dei supermercati sono studiate nei minimi dettagli. Oggi vogliamo darvi notizia sugli ultimi ritrovati di quella scienza economica nota come marketing applicato alla disposizione delle merci nei supermercati.

Il posizionamento strategico è una modalità di vendita ormai collaudata, che però non ha ricadute solo sul consumatore finale, ma anche su chi produce. Infatti, per conquistarsi un posto in prima fila bisogna accettare condizioni che non tutti possono permettersi. E quindi anche qui vale la regola del “c’è chi può”, mentre i produttori e gli artigiani più deboli si devono accontentare di posizioni meno vantaggiose. A discapito quindi di chi è più debole e forse anche del consumatore finale che ha più difficoltà a individuare produzioni che non si avvalgono di economie di scala e logiche industriali.

Già negli anni Settanta, i primi studi dimostravano che mensole più ampie e il giusto posizionamento dei prodotti sono fattori chiave per determinare il giusto incremento delle vendite. 
Una ricerca più recente ha analizzato la strategia promozionale per la vendita di bevande gassate: pare basti posizionarle a fine corsia per aumentarne le vendite del 51,7%. Una mossa che ottiene lo stesso risultato è l'abbassamento del prezzo del 22%.

queste manipolazioni, oltre a guidare il consumatore verso percorsi ben studiati, non sono forse anche uno strumento di concorrenza sleale nei confronti dei produttori che non possono permettersi di pagare lo spazio migliore?

Le conseguenze? Grazie anche al posizionamento negli scaffali, tra il 1980 e il 2000 l’industria alimentare è diventata quella che ben conosciamo oggi e cioè uno dei fattori che ha contribuito al raddoppio del tasso di obesità. 

Potrà sembrarvi incredibile, ma il trucchetto di posizionare junk food, bibite gasate e cibarie varie alla fine delle corsie in scaffali espositivi con le offerte imprendibili del giorno funziona eccome: si stima che il 30% delle vendite nei super mercati statunitensi sono da attribuirsi a questi espositori vetrina che campeggiano alla fine delle varie corsie. Sarà capitato anche a voi di aggiungere quella cassa di bibite in offerta che prima di metter piede nel supermarket non avevate assolutamente considerato di comprare.

Insomma, ci può cascare anche il compratore più attento. E sapete perché? Alla fine della spesa si registra un certo “affaticamento decisionale”: dopo aver passato in rassegna lunghe file di scaffali, selezionando cosa comprare e cosa no, le nostre capacità cognitive diminuiscono e le scelte finali vengono fatte di pancia, senza considerare le conseguenze a lungo termine.

Il problema è che se si esagera riempendo il carrello con cibo raffinato, ad alto contenuto di zucchero e grassi, i rischi di andare incontro a guai e problemi di salute crescono. E non tutti sono in grado di difendersi da questi attacchi. Bisognerebbe che qualcuno ci mettesse lo zampino con regole diverse: se è noto che questa disposizione è collegata all'aumento di obesità e diabete, perché non intervenire? Negli Stati Uniti l’obesità è un’epidemia che coinvolge due terzi degli adulti e un terzo dei bambini. Spaventoso.

Soluzioni? Un buon inizio sarebbe quello di allontanare bibite gasate e mega zuccherate, patatine, dolciumi non meglio identificati dalle casse. Per poi magari decidere di mettere in bella mostra i cibi più salutari, e sistemare quelli con basso valore nutritivo e ricchi di componenti poco salubri in posizioni meno favorevoli. In questo modo non se ne impedirebbe il consumo, ma almeno non sarebbe dettato da un acquisto impulsivo.

fonti:

"Big Fat Crisis: The Hidden Influences Behind the Obesity Epidemic — and How We Can End It"(Le influenze nascoste dietro l’epidemia dell’obesità) Deborah Cohen.

Vivere con gli OGM: Una lettera dall’America

Lettera aperta ai cittadini, ai politici, agli organi di regolamentazione dell’Unione europea sul pericolo rappresentato dalle coltivazioni geneticamente modificate




Vi scriviamo in qualità di cittadini americani per condividere con voi la nostra esperienza con le coltivazioni geneticamente modificate, il conseguente danno apportato al nostro sistema agricolo e la completa adulterazione della nostra filiera alimentare.
Nel nostro paese, le coltivazioni GM rappresentano circa la metà dei terreni agricoli. Circa il 94% della soia, il 93% del mais e il 96% del cotone è il risultato di una coltivazione geneticamente modificata. Il Regno Unito e il resto dell’Unione europea devono ancora adottare le coltivazioni GM come noi, ma proprio per questo sono sotto tremenda pressione da parte di governi, lobbisti della biotecnologia e grandi aziende per far sì che questa decisione venga presa al più presto, adottando un sistema che noi oggi riteniamo difettoso.

I sondaggi hanno dimostrato in maniera consistente che il 72% degli americani non vuole mangiare prodotti geneticamente modificati e oltre il 90% crede che tali prodotti dovrebbero essere etichettati esplicitamente. Nonostante queste massicce esigenze da parte della popolazione, gli sforzi per convincere i governi federali e non a regolare meglio, o semplicemente a etichettare, i prodotti GM sono stati scalzati dalle grandi aziende alimentari e biotecnologiche con budget illimitati e indiscutibile influenza.

Affinché possiate prendere la vostra decisione, vorremmo condividere con voi ciò che circa due decadi di coltivazioni GM negli Stati Uniti ci hanno portato. Riteniamo che la nostra esperienza serva da monito per farvi comprendere cosa succederà al vostro paese se ci seguirete su questa strada.

Promesse non mantenute

Le coltivazioni geneticamente modificate sono state messe sul mercato con la promessa che avrebbero consistentemente aumentato i raccolti e diminuito l’uso di pesticidi. Non hanno fatto nulla di tutto questo. Secondo i recenti rapporti del governo americano le coltivazioni geneticamente modificate hanno avuto una produzione minore rispetto alle loro equivalenti non GM.


Era stato detto agli agricoltori che avrebbero avuto un maggior profitto con questo tipo di coltivazioni. La realtà, secondo il Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti, è totalmente diversa. La redditività è molto variabile, mentre il costo delle sementi di questo tipo aumenta vertiginosamente. I semi geneticamente modificati non possono essere conservati per essere ripiantati e questo significa che gli agricoltori devono acquistare nuovi semi ogni anno. Le aziende biotech controllano il prezzo dei semi che, per gli agricoltori, può essere dalle 3 alle 6 volte maggiore rispetto a quello dei semi convenzionali. Questo, combinato con l’enorme necessità di cure chimiche che questi semi hanno, significa che le coltivazioni geneticamente modificate sono progressivamente più costose rispetto alle normali piantagioni. A causa di questa sproporzionata enfasi sulle coltivazioni GM, però, le varietà di semi convenzionali non sono più disponibili, lasciando gli agricoltori con meno scelte e meno controllo su ciò che piantano.

Gli agricoltori che hanno scelto di non coltivare prodotti GM avranno in ogni caso i loro campi contaminati da questi a causa dell’impollinazione incrociata tra specie affini di piante e della confusione fra semi GM e non nella fase di stoccaggio.

Proprio per questo, i nostri contadini stanno perdendo i mercati esteri. Molti paesi hanno limitazioni o vietano l’importazione e la coltivazione di prodotti geneticamente modificati: tutto questo ha causato l’aumento delle controversie commerciali quando le spedizioni di grano sono contaminate da organismi geneticamente modificati.

Anche il fiorente mercato dei prodotti biologici ne ha risentito negli Stati Uniti. Molti contadini biologici hanno perso contratti per i semi biologici a causa dell’alto livello di contaminazione. Il problema sta crescendo e continuerà a crescere nei prossimi anni.

Danno ambientale

Studi hanno dimostrato che il crescente uso di erbicidi sulle coltivazioni ha un effetto altamente distruttivo sull'ambiente naturale circostante. 
Per esempio, il Roundup® uccide l’asclepiade, la principale fonte di nutrimento per la celebre farfalla Monarca, e rappresenta una minaccia per altri insetti fondamentali, come le api. È inoltre dannoso per il terreno, poiché uccide organismi benefici che lo mantengono sano e produttivo, rendendo inesistenti essenziali micronutrienti per le piante. Senza un terreno sano, non possiamo coltivare piante sane.

Altre varietà di piante geneticamente modificate, che sono state progettate per produrre il loro stesso insetticida (per esempio le piante di cotone Bt), danneggiano insetti benefici come i Crisopidi, la pulce d’acqua Daphnia magna e altri insetti acquatici, oltre alle coccinelle.

La resistenza agli insetticidi sta crescendo anche in queste piante, creando nuove varietà di insetti più forti e richiedendo quindi un maggior uso di pesticidi in diversi momenti del ciclo vitale delle piantagioni, per esempio sul seme prima ancora che sia piantato. Nonostante tutto questo, le nuove varietà di grano e soia Bt sono state approvate degli Stati Uniti e saranno presto piantate.

Una minaccia per la salute degli uomini

Ingredienti geneticamente modificati sono ovunque nella nostra filiera alimentare. Si stima che il 70% dei cibi lavorati consumati negli Stati Uniti siano stati prodotti utilizzando ingredienti GM. Se includiamo gli alimenti ottenuti con derivati di animali nutriti con prodotti GM, la percentuale si alza vertiginosamente. 
Ricerche scientifiche dimostrano che le coltivazioni Roundup® contengono molto più glifosato, e la sua tossica decomposizione in AMPA, rispetto alle normali coltivazioni. Tracce di glifosato sono state trovate nel latte e nell’urina delle madri americane o nell’acqua potabile. Il livello di glifosato nel latte materno è alto a livelli preoccupanti – circa 1600 volte più alto di quanto sia permesso nell’acqua potabile in Europa. Passato ai bambini attraverso il latte materno, o attraverso l’acqua utilizzata per fare il latte in polvere, può essere una pericolosa minaccia per la loro salute, essendo un perturbatore ormonale. 
Recenti studi hanno anche dimostrato che questo erbicida sia tossico per lo sperma. 
Allo stesso modo, tracce della tossina Bt sono state trovate nel sangue delle madri e dei loro bambini. Gli alimenti geneticamente modificati non sono mai stati sottoposti a sperimentazioni umane prima di essere inseriti nella filiera alimentare e gli impatti sulla salute di questi prodotti, che circolano e si accumulano nel nostro corpo, non sono mai stati oggetto di studio delle agenzie governative o delle aziende che li producono. 
Ricerche sugli alimenti Gm per animali o sul glifosato hanno in ogni caso mostrato risultati preoccupanti, inclusi danni agli organi vitali come fegato e reni, danni ai tessuti e alla flora intestinale, disfunzioni del sistema immunitario, anomalie riproduttive e tumori. 
Questi studi scientifici si concentrano sui potenziali e seri problemi sulla salute umana che non sono stati anticipati quando il nostro paese ha abbracciato le colture geneticamente modificate e ancora oggi continuano ad essere ignorate da coloro che dovrebbero proteggerci. Al contrario, i nostri organi di regolamentazione si basano su studi obsoleti o informazioni che si basano o sono forniti dalle compagnie biotech che, in modo sicuramente non sorprendente, negano qualsiasi effetto negativo sulla salute. 


Il cinese che non ti aspetti
cinese
Questa settimana non vi pubblicizziamo un evento della #Sloweekend, ma un luogo dove potrete concedervi una cena con amici, parenti o fidanzati: il Kanton.
il Kanton non è esattamente il ristorante cinese che ci si aspetta di incontrare in Italia. Al di là dell’ambiente elegante, curato e senza alcun rimando al classico stereotipo cinese, sono l’accoglienza e la cucina a farsi ricordare in questo ristorante a pochi minuti dall’uscita autostradale di Capriate San Gervasio (provincia di Bergamo). 
Il Kanton, inaugurato nel 1998 dalla famiglia Zhu, è gestito da Weikun e dalla moglie Meiling. Dopo aver frequentato l’istituto alberghiero di San Pellegrino e importanti stage in ristoranti italiani e non (Aimo e Nadia a Milano, solo per citarne uno), Weikun decide, a metà dello scorso anno, di ristrutturare il luogo in cui i genitori avevano lavorato per anni pensando disonorevole non ripartire da questo posto, sebbene il suo modo di intendere la ristorazione sia lontano da quello dei genitori. Per lui, infatti, le basi del proprio lavoro sono semplici: rigore nella scelta delle materie prime e attenzione per il cliente.

Gli ingredienti sono in gran parte acquistati sul territorio, come nel caso di carne, pesce di mare e verdure, o provenienti direttamente dalla Cina come per le patate Taro, la salsa di soia artigianale o di alcuni pesci di acqua dolce.

L’attenzione per il cliente è massima, Weikun e Meiling seguono passo passo consigliando e raccontando ogni piatto e ogni abbinamento con tè o vino.

Si tratta di una cucina di grande personalità e fortemente identitaria, fatta di tecniche che Weikun approfondisce una volta all’anno andando in Cina per almeno un mese.

Il Kanton è uno di quei rari posti dove giunti alla fine del pasto l’unica cosa che si vorrebbe fare è prenotare di nuovo per farsi accompagnare per qualche ora ancora alla scoperta di una terra e di una cucina così affascinanti e, a noi, sconosciute.

Kanton
Via Gramsci, 17
Capriate San Gervasio (Bg)
02 90962671
Pranzo e cena
Chiuso il lunedì
€: intorno ai 30 euro (bevande escluse)

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