lunedì 16 febbraio 2015

quali uova ci sono dentro i tuoi biscotti? - Slow Food ha una nuova casa! Venite a trovarci - Master of Food

Quali uova ci sono dentro i tuoi biscotti?
Tutti ormai abbiamo preso confidenza con i codici riportati sulle uova da guscio. Grazie a una normativa europea, dal 2004 su ogni uovo vengono indicate modalità di produzione (3 in gabbia, 2 a terra, 1 all’aperto, 0 biologiche), il paese di origine (IT per l’Italia) e persino comune e codice dello stabilimento.
Niente o poco ci è dato sapere sull’origine delle materie prime di tutti gli altri prodotti che hanno come componente principale le uova, per i quali nessuna indicazione è obbligatoria.
L’Italia è uno dei principali produttori di uova in Europa. In negozi e supermercati è quasi impossibile trovare uova fresche che provengano dall’estero, che forse i consumatori sarebbero riluttanti a comprare. Eppure secondo i dati Eurostat ogni anno importiamo oltre 89 milioni di tonnellate di uova e ovoprodotti.

La vicenda delle importazioni di uova in Italia si lega a doppio filo con un’altra normativa Ue che ha fatto molto discutere negli ultimi anni il settore uova: quella sul benessere animale. Prima grande legge comunitaria sul benessere animale, per effetto di tale normativa entro il 2012 tutti i produttori di uova Ue hanno dovuto abbandonare le gabbie «convenzionali» usate negli allevamenti intensivi, accusate di far vivere ogni capo in uno spazio grande quanto un foglio A4. Se in una stesura iniziale la normativa bandiva del tutto l’allevamento in gabbie, ha poi finito per ammettere le cosiddette «gabbie arricchite»: 75 cm quadrati a capo invece che 55, con l’aggiunta di alcuni «accessori», come un’area di plastica per il “nido” dove deporre le uova, un bastone di ferro, un gratta-unghie. 

La normativa sul benessere sembra però mettere tutti d’accordo solo su un aspetto, quello di non aver portato sensibili miglioramenti proprio sul fronte benessere. Restano sempre allevamenti in batteria.

La normativa ha avuto inoltre alcuni effetti collaterali. Nel 2012 in Italia tantissimi produttori hanno chiuso i capannoni per far spazio ai lavori di adeguamento, creando vuoti di produzione. Vuoti che sono stati colmati con maggiori flussi di import, soprattutto dagli attraenti mercati emergenti dell’Est Europa. Una volta tornati a regime, i produttori si sono trovati a far fronte da una parte a maggiori costi, per ripagare le spese sostenute nell’adeguamento, e dall’altra ai prezzi concorrenziali dell’Est. La pressione di prezzi più bassi significa maggiore import di uova, minore competitività, ma anche il rischio che i produttori siano spinti a tagliare il più possibile i costi. Un circolo vizioso che può facilmente avere ricadute negative magari sulla qualità dei prodotti o persino paradossalmente proprio sul benessere animale, ad esempio con la tentazione di aumentare dove possibile la densità di animali nelle gabbie arricchite. 
Infine la scelta dei produttori italiani di adeguarsi alla normativa puntando tutto o quasi sulle gabbie arricchite, espone il nostro Paese al rischio di trovarsi impreparato di fronte ad una eventuale nuova normativa ancora più stringente. 

Alcuni produttori italiani sostengono che tantissime vecchie gabbie dismesse siano state comprate e rimontate da produttori dell’Est Europa.

Un esempio ancor più paradossale, tornando nell’Est Europa, è l’Ucraina. Risale a settembre del 2014 la decisione comunitaria di permettere le importazioni nei Paesi comunitari al colosso Ucraino Imperovo, un gigante da 23 milioni di galline distribuite in 19 allevamenti, senza l’obbligo di adeguarsi alla normativa sulle gabbie arricchite. Il gigante euroasiatico segue le sorti di Ovostar Union, altra azienda ucraina ammessa all’export verso l’Ue dal 2014. Si tratta dei primi passi di un accordo di libero scambio con il Paese ex sovietico, che entrerà a regime dal primo gennaio del 2016.


Slow Food ha una nuova casa! Venite a trovarci
locandinaRoma
Il 14 febbraio Slow Food Italia ha aperto la prima sede ufficiale dell’associazione nella capitale.

Un luogo in cui incontrarsi, confrontarsi e condividere momenti all’insegna del cibo buono, pulito e giusto.

Alle 11 è avvenuto il taglio del nastro con il nostro presidente Gaetano Pascale che ha accolto anche le visite istituzionali: alle 16 il sindaco di Roma Ignazio Marino e alle 18 il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

Dalle 16 è stata allestita da Slow Food una buona merenda per tutti con laboratori didattici dedicati ai più piccoli, per scoprire e assaggiare i prodotti del nostro territorio.
Master of Food
Questa settimana invece di segnalarvi un evento vi segnaliamo un importante master of food in Lombardia!
Master Of Food Birra Secondo Modulo Belgio, 23 febbraio 2-9 marzo 2015
Presso Birreria Dupub in Via Brescia,104 a Crema (in provincia di Cremona)

QUI maggiori dettagli sul corso

Nessun commento:

Posta un commento